Siria, Assad sposta le armi chimiche

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NEW YORK — La Casa Bianca avverte Assad: le armi chimiche sono una “linea rossa”. Lo aveva detto Hillary Clinton parlando da Praga, lo ha ripetuto il portavoce di Obama Jay Carney, gli Stati Uniti non sono disposti a tollerare che vengano usate contro i ribelli, contro la popolazione civile e neanche che vengano trasportate da un luogo all’altro come semplice minaccia verso gli oppositori del regime. Ieri infine lo ha ribadito anche il presidente Obama: «Sarebbe un tragico errore e ci sarebbero delle conseguenze».

Con l’aviazione del dittatore che bombarda le postazioni dei ribelli vicino all’aeroporto tanto che EgyptAir ha cancellato i voli, con altre decine di morti in poche ore (125 nell’intera giornata di ieri), l’amministrazione americana ha voluto fare arrivare ad Assad un avvertimento preciso. «Siamo sempre più
preoccupati dalle notizie che arrivano dalla nostra intelligence: la possibilità  che il regime, in un ultimo atto di disperazione, faccia uso di armi chimiche. Assad sappia che il mondo lo sta guardando e che sarà  ritenuto responsabile dagli Stati Uniti e dalla comunità  internazionale nel caso usasse armi chimiche o gli sfuggissero di controllo». Secondo funzionari citati da Wired.com, le forze siriane avrebbero iniziato a mescolare elementi chimici per la produzione del micidiale gas sarin.
La situazione sul terreno è sempre più caotica, le voci di defezioni di uomini-chiave del regime come il portavoce del ministero degli Esteri e dell’esercito si susseguono
aprendo la strada a ogni possibile scenario in tempi molto ravvicinati. Il Pentagono ha messo a punto diversi piani e i vertici Usa sono pronti — qualora Obama dovesse dare il via — anche a un intervento militare. «Siamo pronti a ogni scenario possibile», ha precisato Carney. Negli ultimi giorni i rapporti dell’intelligence (sia americana che israeliana) avevano segnalato «numerose attività » attorno ai siti dove si ritengono siano ammassate le armi chimiche in dotazione al regime di Assad. Una task force dell’esercito degli Stati Uniti è pronta in Giordania, anche se al momento si occupa prevalentemente di aiutare i giordani nella drammatica emergenza (200mila rifugiati). Dal Pentagono non intendono commentare, ma secondo gli analisti militari Usa questa task force è pronta ad agire militarmente, qualora ci fosse il via della Casa Bianca. Le Nazioni Unite hanno deciso di ritirare dalla Siria tutto il loro personale “non essenziale” e di vietare i viaggi fuori dalla capitale Damasco a tutti coloro che restano in Siria. La notizia riportata dalla Irin (l’agenzia di informazione delle Nazioni Unite) è stata confermata da Radhouane Nouicer, coordinatore regionale per gli aiuti umanitari: «La situazione della sicurezza è diventata estremamente difficile, anche a Damasco, fino a quando il diritto umanitario internazionale non sarà  pienamente rispettato da tutte le parti del conflitto e fino a quando la sicurezza degli operatori umanitari non sarà  garantita, le agenzie Onu limiteranno le dimensioni della loro presenza nel paese e il modo in cui distribuiscono gli aiuti umanitari».


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