Spunta lo scivolo per i manager pubblici Niente precedenza per i lavoratori in mobilità 

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    ROMA — La carota ai manager, il bastone ai dipendenti. Ai primi è stata riconosciuta la possibilità  di ottenere uno scivolo che li accompagni alla pensione, ai secondi – se in mobilità  – è stato invece negato il diritto di «precedenza » nel caso in cui l’azienda che li ha licenziati intenda riassumere. Lo prevede il maxiemendamento del governo al decreto Sviluppo.
Il testo ieri, dopo una travagliata corsa ad ostacoli attraverso la crisi minacciata dal Pdl, ha ottenuto la fiducia al Senato (127 sì, fra i quali quello dello stesso Monti, 17 no e 23 astenuti). C’è stato il «sì» di Pd e Udc, il «no» di Lega e Idv, l’astensione del gruppetto Pdl (a parte quattro dissidenti) che ha partecipato al voto solo per assicurare il numero legale. Atmosfera difficile, fiducia sul filo di lana: ora il decreto destinato a rilanciare l’economia del Paese ritornerà  alla Camera.
Eppure, nonostante il clima teso il governo è riuscito ad inserire nel testo, senza il via libera della Commissione Industria, due novità  che faranno discutere. La prima è una norma salva-manager: i dirigenti di aziende con più di 15 dipendenti, anche in caso di licenziamento collettivo, avranno diritto ad uno scivolo che li accompagni alla pensione. Per ottenerlo basterà  l’accordo dei sindacati di categoria, non necessariamente quello di tutte le sigle, prima invece al prepensionamento si poteva arrivare solo per trattativa individuale. La norma potrebbe essere applicate anche a grandi aziende pubbliche quali Rai (ambienti parlamentari sottolineano la possibilità  che il provvedimento sia stato creato ad hoc) Enel o Poste e va di fatto a modificare la riforma Fornero. Il secondo «blitz» riguarda invece i lavoratori in mobilità : la norma introdotta dal governo modifica una legge del 1991 e prevede che le imprese che li hanno licenziati possano derogare all’obbligo di dare loro la precedenza in caso di nuove assunzioni.
Molto polemica l’Italia dei Valori: «Questa è macelleria sociale – ha commentato la capogruppo Bugnano – le norme sulla mobilità  allargheranno le maglie dei licenziamenti collettivi; quanto allo scivolo per grandi manager la proposta è inaccettabile e ha costi esorbitanti».
Le nuove misure si inseriscono comunque sul tessuto portante del decreto Sviluppo: agevolazioni per le start-up, credito di imposta per le infrastrutture, azzeramento del «digital divide», ma anche riforma delle banche popolari e soluzione del nodo Fondazioni-Cdp. Fra i provvedimenti più in vista quello sulle spiagge (proroga di cinque anni, fino al 2020, per le concessioni in scadenza); quello che accorpa carta d’identità  e tesserino in un
unico documento elettronico; quello che dà  la possibilità  di pagare il biglietto dell’autobus via cellulare. C’è anche l’introduzione dei libri scolastici on-line (che slitta però al 2014-2015) e i 150 milioni di euro stanziati per completare il piano nazionale sulla banda larga. Per quanto riguarda la sanità  il decreto introduce la «ricetta elettronica» e il fascicolo medico elettronico che racchiude la storia del paziente; sempre in tema di ricetta l’obbligo, per il medico, di indicare sempre il principio attivo del farmaco, anche nel caso in cui prescriva un prodotto non generico.


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