Toni duri della «verde» Duflot sulle case ai clochard

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PARIGI Nel primo anno dell’era hollandese anche l’inverno rischia di diventare oggetto di contesa politica. Addirittura occasione per rispolverare un orgoglio lessicale d’antan e una battaglia che sa di secolo scorso. Quando infatti la giovane e irruenta ministra della Casa, Cécile Duflot, ha parlato dell’urgenza sociale di dar riparo ai «senza tetto» con il freddo glaciale in arrivo, non ha esitato a minacciare lo strumento della «requisizione» degli immobili inoccupati. Compresi quelli della Chiesa? «Ho speranza che non ci sia bisogno di far prova d’autorità  – ha risposto la ministra – non comprenderei che la Chiesa non condivida i nostri obiettivi di solidarietà ».
Quest’ultima frase in particolare, pronunciata dalla ministra verde in un’intervista a Le Parisien, ha fatto scoppiare un dibattito che si è propagato fin dentro l’Assemblea nazionale, dove due giorni fa, tra urla da stadio, i deputati della destra hanno accusato il governo di prendersela con la Chiesa cattolica manifestando un certa «cattofobia».
Ma è la medesima diocesi di Parigi che si è detta «irritata e stupita» dai toni della Duflot. «Come se la Chiesa non facesse nulla», hanno fatto sapere dall’entourage dell’Arcivescovo della capitale cardinale Andrè Vingt Trois, che la ministra chiamava direttamente in causa annunciando che gli avrebbe scritto una lettera per chiedere di mettere a disposizione dell’emergenza gli immobili «vuoti o quasi» in possesso della curia. La lettera in realtà  non è mai arrivata, ma la risposta non si è fatta attendere: «con il Soccorso cattolico ed altre associazioni, i cattolici di Parigi non hanno certo aspettato la ministra per agire», hanno fatto sapere.
Da quando nel rigido inverno 1954 l’Abbé Pierre, fondatore di Emmaus, dopo l’ennesima morte per assideramento nelle strade della capitale, lanciò l’appello contro lo scandalo dei senza tetto, il tema è molto sentito in Francia. Le associazioni, cattoliche e non, e lo Stato hanno creato circa 80mila posti letto di emergenza, insufficienti se si stima la platea 130mila persone bisognose di riparo. Le requisizioni erano già  state fatte nel 1995 dalla destra di Jacques Chirac e nel 2001 dall’esecutivo di «gauche» di Lionel Jospin.
Niente di nuovo dunque. Semmai la polemica è stata innescata dai toni della Duflot, muscolosi e vagamente minacciosi. Tanto che la sortita ha creato un certo imbarazzo anche a sinistra. Nonostante la contesa tra la Chiesa cattolica e l’esecutivo sui «matrimoni per tutti», il primo ministro Jean Marc Ayrault ha sempre vegliato a tener bassi i toni. Del resto è lo stesso Franà§ois Hollande a prediligere una politica pacata e inclusiva evitando gli scontri frontali. Ayrault infatti, pur solidarizzando con Duflot sulla sostanza del problema, si è dissociato dalla forma usata dalla ministra, la quale ancora ieri ribadiva che non era sua intenzione far polemica con la Chiesa. Il problema vero, però, rivelato dalla polemica di queste ore, è squisitamente politico e interno alla «gauche».
I verdi sono, infatti, allo stesso tempo nella maggioranza e fuori, al governo e contro l’esecutivo su diverse questioni decisive come la nuova centrale nucleare (Epr), l’aeroporto di Nantes o la Tav Lione-Torino. Costretta all’ambiguità  e spesso al silenzio, lo choc comunicativo è allora la sola arma rimasta alla Duflot per esistere e marcare la sua differenza. Se così non fosse, ritengono in molti, invece di annunciare una lettera al Cardinale e di minacciarlo pubblicamente, avrebbe agito con la diplomazia e lo avrebbe chiamato.


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