Tra Renzi e Bersani prove di alleanza “Darò una mano”. “Tu nello squadrone”

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FIRENZE — Il giorno dopo è quello dei messaggi a distanza. Tra Renzi e Bersani ieri nessuna telefonata, neppure uno degli sms che di solito usano per comunicare privatamente. Ma il filo del dialogo si rafforza lo stesso. Renzi riparte dalle parole pronunciate domenica sera di fronte ai suoi collaboratori, quando ha riconosciuto la netta vittoria del segretario. «A Bersani ora spetta il compito di costruire e governare il centrosinistra. Chi ha vinto ha l’onore e l’onere di rappresentare anche gli altri, senza alcun inciucio e impiccio. Non abbiamo fatto questo lungo viaggio per fondare una correntina, neanche se questa correntina ha il 40%. E’ giusto riconoscere la sconfitta senza troppi giri di parole in un paese in cui tutti vincono e nessuno cambia. Io darò una mano da militante del Pd e da sindaco di Firenze», assicura facendosi da parte, almeno per adesso. Il leader è pronto ad accogliere l’offerta. «Renzi è una risorsa come tutti noi in questo grande squadrone», dice il leader in attesa di volare per Tripoli nella sua prima missione internazionale in veste di candidato premier. Adotta una parola dall’ex sfidante, parla di «governo del cambiamento», spiegando che questa espressione non comprende solo contenuti e programmi diversi ma anche «una nuova generazione in campo, nuove persone». «La ruota deve girare», è così che il segretario ha sempre ribattuto alla richiesta di rottamazione avanzata da Renzi. L’aspettativa di una svolta è ancora nell’aria, chi si è messo in fila davanti ai seggi non vuole tornare indietro, la spinta delle primarie sta facendo crescere i consensi. Secondo il sondaggio di Emg diffuso da La7 il Pd è al 34,6 per cento, il 4,3 in più rispetto ad una settimana fa.
Bersani non ha intenzione di disperdere il patrimonio di voti messo insieme dal sindaco di Firenze, farà  posto ai suoi rappresentanti nel futuro Parlamento: «Spero non si possa dubitare che è mia intenzione mettere in campo largamente una nuova generazione, con qualche presidio di esperienza, perché l’Italia deve essere governata. Non possiamo fare cose stravaganti. La mia idea di governo non è il manuale Cencelli ma un governo aperto con la testa che non dica “faccio da solo” ma sia espressione di un civismo, della riscossa civile». Mentre Renzi immaginava che con Bersani-allenatore sarebbero stati schierati sempre gli stessi giocatori, il leader reso più forte dal successo di domenica annuncia che imporrà  che le candidature passino attraverso le primarie, specie se si dovesse tornare a votare con il Porcellum o con una legge solo leggermente modificata. Il processo di partecipazione non si interrompe, insomma, i cittadini saranno coinvolti nella stesura delle liste. A Renzi il segretario chiede qualcosa in cambio però: «Spero che partecipi di più alla nostra discussione e alla vita del partito. Sono affezionatissimo all’idea che da lì sia venuta una parte rilevante del risveglio di energie che abbiamo avuto, la voglia di cambiare. Bisogna parlarne con lui e abbiamo i luoghi per farlo». Un invito lanciato durante la puntata di Porta a Porta registrata mentre Renzi è chiuso nel suo ufficio di Palazzo Vecchio e non si fa vedere neppure alla seduta del consiglio comunale. Bersani racconta a Vespa che il primo a chiamarlo domenica è stato il premier. «Poi ho ricevuto un messaggio da Gaetano Curreri degli Stadio», aggiunge, «che mi ha anche ringraziato per aver scelto le sue canzoni come colonna sonora». Accenna alle prime linee del suo programma elettorale, dove la sanità  starà  ai primi posti: «Per reggere i sistemi di welfare, per garantire certi servizi inevitabilmente viene il momento dove, almeno per certe parti, ci vuole una contribuzione diretta, anche per regolare il flusso delle spese. Del resto le rette degli asili nido si pagano già  in base al reddito». Torna sulla questione della patrimoniale, spiega di non essere mai stato d’accordo «sull’idea di tassare patrimoni finanziari e conti correnti, perché lì la cosa più efficace, per arrivare al risultato, è la tracciabilità » mentre ripete la sua intenzione di «alleggerire l’Imu sulla prima casa per i redditi più deboli, affiancando all’Imu una imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari». E su questo punto Renzi resta ancora molto molto lontano


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