Ultimatum alla Chiesa di Parigi «Date ai poveri le case sfitte»
PARIGI — Al numero 39 di rue Gay-Lussac, tra i giardini del Lussemburgo e il Pantheon, le quattro suore dell’Adorazione vivono in un palazzo tutto per loro; nel VI arrondissement, il più ricco e caro della capitale (in media 12.520 euro al metro quadro), il grande seminario accanto alla chiesa di Saint-Sulpice ospita ormai solo una ventina di studenti e la maggior parte dei locali resta vuota. In totale, nella capitale sono una decina gli immobili come questi, appartenenti alla Chiesa cattolica, che la ministra Cécile Duflot vuole requisire entro la fine dell’anno per dare un riparo ad almeno qualcuno delle migliaia di senza tetto di Parigi.
La responsabile (verde) della Giustizia territoriale e dell’Alloggiamento ha annunciato di avere scritto una lettera all’arcivescovo di Parigi, monsignor André Vingt-Trois: «Voglio ben sperare che non sarà necessario dare prova di autorità — ha detto Duflot in un’intervista al Parisien —, non riuscirei a comprendere se la Chiesa mostrasse di non condividere i nostri obiettivi di solidarietà ». I toni scelti, tra l’ultimatum e l’ammonimento, forse non sono stati appropriati perché il centrodestra ha reagito con sdegno e la diocesi di Parigi con una secca nota per dire che «la Chiesa non ha atteso le minacce di requisizioni agitate dal ministro Duflot per prendere iniziative». L’entourage del cardinale Vingt-Trois ha sottolineato che da cinque anni la Chiesa apre ogni inverno le sue parrocchie per aiutare i senza tetto, l’anno scorso ne ha accolti circa 120. «Ma ci sono congregazioni religiose che non sono in grado di ospitare i clochard — dicono alla Conferenza dei vescovi di Francia —, e non è facile chiedere a 10 suore ultrasettantenni di aprire le porte della loro casa».
La Chiesa cattolica ha una lunga tradizione di impegno quotidiano e molto concreto verso i poveri francesi. Lo ha ricordato ieri anche Avvenire, il giornale dei vescovi italiani, evocando «l’insurrezione della bontà » lanciata dall’abbé Pierre a favore dei clochard già nel 1954 e l’attività di una importante ong come Emmaus. Ma l’atmosfera politica e sociale non è propizia a una collaborazione serena tra governo e istituzioni religiose.
La crisi economica ha aggravato un problema degli alloggi che si trascina da anni, in particolare nella capitale. A Parigi il mercato immobiliare è bloccato; a parte i miliardari sauditi o russi, pochi hanno i soldi per comprare o prendere in affitto case che i proprietari comunque si rifiutano di svendere o di dare in locazione senza avere mille garanzie di essere pagati ogni mese.
Il risultato è che gli appartamenti vuoti sono ormai ben più dei 105 mila censiti dall’Insee (l’istituto di statistica) nel 2009, pari a circa l’8% di tutte le case di Parigi. Le persone costrette a vivere per strada sono 150 mila in tutta la Francia, e il governo quindi usa la minaccia delle requisizioni un po’ per fare tornare sul mercato almeno una parte degli appartamenti, e un po’ nella speranza di dare una risposta all’emergenza dei senza tetto (non solo clochard solitari ma talvolta intere famiglie).
È stato il solito impertinente Canard enchaà®né a pubblicare, il 14 novembre scorso, una prima lista degli immobili vuoti appartenenti alla Chiesa a Parigi. Ma, come fa notare la diocesi, «prima di prendersela con la Chiesa, la signora Duflot ha forse fatto ricerche sulle superfici disponibili negli uffici pubblici, le banche, le compagnie di assicurazione, i ministeri?».
Il sospetto è che c’entrino qualcosa anche le tensioni tra cattolici e governo su matrimonio e adozione per gli omosessuali. La ministra assicura di non avere alcuna questione aperta con la Chiesa. «Ma ogni giorno 1.500 richieste di aiuto restano senza risposta. Se è necessario, come sembra probabile, procederemo con le requisizioni».
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