Via ai tagli alla politica Imu, 20 miliardi ai Comuni

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ROMA — I 20 miliardi che l’Imu porterà  in cassa finiranno interamente ai Comuni. Dopo l’intervento del capo dello Stato Giorgio Napolitano, il governo ha deciso di seguire il suo consiglio e lunedì ci sarà  un emendamento ad hoc. Così come verrà  modificata in salsa francese la Tobin Tax (se si superano i problemi di copertura), ci saranno più risorse per gli ammortizzatori in deroga, aiuti alle zone terremotate e una soluzione equa per le «ricongiunzioni onerose» e le cartelle pazze.
Con la legge di Stabilità  che lunedì affronta il viaggio al Senato, si sta così per compiere l’ultimo importante atto del governo Monti. E anche l’ultimo corposo assalto alla diligenza, con 1.500 emendamenti che verranno scremati nel corso del weekend. Per chiudere in fretta la partita dei conti pubblici, vista la fibrillazione politica che ormai serpeggia nel Palazzo, l’esecutivo sarebbe intenzionato a far confluire anche il tradizionale milleproroghe nella legge di Stabilità .
Ieri intanto è passato alla Camera il decreto sui costi della politica con l’astensione del Pdl, non seguita peraltro da una decina di deputati tra cui Giuliano Cazzola che hanno votato sì. Il decreto, ricordiamo, prevede una lunga serie di tagli alle spese della «casta» tra cui la riduzione degli stipendi dei consiglieri e assessori regionali, lo stop ai cumuli di indennità , l’incandidabilità  per 10 anni del sindaco come sanzione in caso di dissesto finanziario.
La decisione di trasferire agli enti locali tutte le risorse derivanti dalla nuova Ici, la tassa sugli immobili ora definita Imu (3,3 miliardi dall’abitazione principale e 16,8 dalle altre case), è stata annunciata da uno dei relatori di maggioranza al Senato, Giovanni Legnini (Pd). Lo farà  con un apposito emendamento che sarà  presentato lunedì e conterrà  comunque la clausola «a saldi invariati», vale a dire che il Tesoro rinuncerà  a trasferire ai Comuni il 50% della quota derivante dalle seconde e terze case, una somma che corrisponde alla dotazione del fondo di riequilibrio. Non ci saranno quindi «buchi» imprevisti nelle casse pubbliche ma i Comuni avranno la certezza che i soldi incassati sul territorio dalla tassa più federale che ci sia finiranno nelle loro tasche. Una prospettiva, questa, che il governo aveva cercato di evitare nel timore che, azzerando il fondo, molti piccoli Comuni sarebbero finiti in una crisi di liquidità  come è già  successo in passato.
La norma che disinnesca il problema delle cartelle pazze dovrebbe prevedere la possibilità  per il cittadino-contribuente, raggiunto da una richiesta di riscossione che non riconosce, di presentare ricorso all’amministrazione, la quale ha 220 giorni per la verifica. Dopo questo periodo la cartella verrà  «annullata di diritto». Altre novità  in arrivo quasi certe — perché annunciate dalla maggioranza — riguardano l’innalzamento fino a 1,3 miliardi di euro per la cassa in deroga e la proroga di altri sei mesi per il blocco del turn over nella pubblica amministrazione. Modifiche previste anche per l’obbligo di pneumatici invernali e gli scivoli previdenziali a favore dei manager in aziende in crisi, norme approvate nel decreto Sviluppo e che potrebbero essere cambiate nella legge di Stabilità .
Roberto Bagnoli


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