Via alla vigilanza bancaria europea parte dal 2014, escluse le casse tedesche

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BRUXELLES – Trovato faticosamente il compromesso sulla supervisione bancaria, varato il prestito ad Atene che scongiura l’uscita della Grecia dall’euro, i capi di governo dell’Ue chiudono il 2012 con il primo vertice non dominato dall’emergenza dopo anni di crisi. Le dichiarazioni di soddisfazione si sprecano, anche se la portata delle decisioni prese è certamente al si sotto delle aspettative. Sulla supervisione bancaria la Germania è riuscita a portare a casa quasi tutto quello che voleva svuotando in larga misura l’accordo. Il prestito alla Grecia offre un po’ di respiro al Paese e allontana lo spettro della bancarotta. Ma probabilmente sui tempi lunghi non sarà  sufficiente e si renderà  necessaria una svalutazione dei titoli ellenici in mano alle banche centrali: un passo che comunque viene rinviato a dopo le elezioni tedesche.
Anche così, comunque, i risultati del vertice in corso a Bruxelles erano semplicemente impensabili un anno fa, quando l’uscita della Grecia, il temuto “Grexit”, era data per certa e la stessa sopravvivenza dell’euro appariva in dubbio. La cancelliera Merkel ha dettato condizioni pesanti sia per la supervisione affidata alla Bce sia per il salvataggio di Atene. Alla fine, però, ha dovuto accettare due decisioni che non avrebbe voluto prendere: Berlino era contraria alla supervisione unica affidata alla Banca centrale e si è a lungo cullata nell’idea che l’uscita della Grecia dall’euro fosse il minore dei mali per la moneta unica.
La supervisione bancaria entrerà  dunque in vigore con una tempistica più diluita del previsto. Il meccanismo sarà  varato a marzo prossimo, ma diventerà  pienamente operativo solo nel marzo 2014. La Bce avrà  supervisione diretta solo sulle grandi banche, con assets superiori a trenta miliardi, e sugli istituti che verranno salvati direttamente dal fondo Esm. Le piccole banche, e in particolare le banche regionali tedesche, restano sotto la supervisione delle autorità  nazionali. Tuttavia la Bce avrà  il diritto, in casi particolari, di avocare a sé il controllo diretto su qualsiasi istituto di credito tra i seimila registrati nella zona euro. Nella fase di transizione il fondo europeo Esm potrà  intervenire a finanziare direttamente una banca in difficoltà , ma potrà  farlo solo con una decisione unanime del board, e dunque la Germania mantiene un sostanziale diritto di veto.
Nel meccanismo di sorveglianza unico entreranno anche i Paesi al di fuori della zona euro, che saranno rappresentati nel supervisory board, ben distinto dall’executive board della Bce. Tuttavia la Gran Bretagna, la Svezia e la Repubblica Ceca resteranno fuori. Londra, che rimane il maggior centro finanziario europeo, potrà  dunque continuare ad esercitare una piena sovranità  sulla City. Tuttavia la sua autoesclusione segna un ulteriore passo nella marcia di allontanamento del Regno Unito dal resto di un’Europa sempre più integrata. Per evitare di essere messi costantemente in minoranza nell’Eba, l’authority bancaria europea che fissa le regole del settore e di cui Londra fa parte, i britannici hanno anche ottenuto che questa prenda le decisioni con un complesso sistema di doppia maggioranza che limita l’egemonia dei diciassette Paesi dell’eurozona.
La sorveglianza bancaria unica è il primo pilastro di una futura Unione bancaria che prevede anche una autorità  centrale di risoluzione delle crisi e una garanzia comune sui depositi. Due ulteriori sviluppi su cui la Germania mantiene una visione molto critica. La battaglia per erigere questi altri due pilastri si preannuncia altrettanto difficile. Verosimilmente lo scontro potrà  essere rinviato a dopo le elezioni tedesche d’autunno, data oltre la quale ci si aspetta, forse a torto, che il nuovo governo di Berlino si dimostri più malleabile.
La decisione sulla Grecia pone fine ad una agonia durata sei mesi. L’Eurogruppo ha deciso di sbloccare i prestiti congelati per 34 miliardi di euro. Altri sedici miliardi di euro saranno resi disponibili per Atene nei prossimi mesi, una volta che la Grecia avrà  dato prova di mantenere gli impegni di riforma che ha preso. Dopo lunghe esitazioni, anche il Fondo monetario internazionale ha dato la sua benedizione. Ma i governi europei si dicono pronti a prendere «ulteriori misure», qualora si rendano necessarie. L’idea di un «haircut» dei titoli in mano alle banche centrali, caldeggiata dal Fmi ma per ora accantonata, resta dunque sul tavolo. Anche di questo si parlerà , tanto per cambiare, dopo le elezioni tedesche.


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