Web veloce per i “dannati digitali” 520 milioni alle aree dimenticate

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ROMA — L’Europa li chiama “dannati digitali”. Sono cittadini e imprese che vivono in zone del Continente e della stessa Italia non raggiunte da uno straccio di banda larga. Peggio. In base a ai piani di investimento degli operatori delle tlc, la banda larga non arriverà  mai nelle loro case e nei loro uffici. Ora questi italiani di serie B — che sono in 6 regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia — hanno una scialuppa cui aggrapparsi. Una scialuppa carica di 520 milioni.
La Commissione Europea invia all’Italia queste risorse che finora “dormivano” dentro il Fondo di Sviluppo Regionale (il famoso Fesr). Il via libera alla spesa è arrivato da Bruxelles il 19 dicembre sulla base di un progetto messo a punto dai ministri Passera (Sviluppo economico) e Barca (Coesione territoriale). Racconta Roberto Sambuco, capo Dipartimento per le tlc, tra i più stretti collaboratori di Passera: «Per la sua storia, il premier Monti ha sempre preteso una interlocuzione di qualità  con gli uffici della Commissione Europea. E’ motivo di soddisfazione che proprio la Commissione abbia definito il nostro progetto per la banda larga tra i migliori degli ultimi mesi, per chiarezza delle procedure e dei suoi obiettivi».
Le procedure, dunque. Grazie a periodiche consultazioni, il ministero dello Sviluppo economico ha ben chiare quali siano le “Aree bianche Ngan”. Si tratta delle zone dell’Italia meridionale e insulare che gli operatori di telecomunicazioni dichiarano di interesse commerciale nullo. La banda larga, in questi territori, sbarcherà  non prima di tre anni, o magari mai. Eppure queste località  hanno alcune infrastrutture utili al lancio della banda larga (come antenne o cavidotti). Il progetto ministeriale prevede che queste infrastrutture – parziali o abbandonate – siano recuperate.
I due ministeri hanno anche preparato una mappa delle zone dove la connessione Internet ultra veloce meriterebbe di arrivare subito, perché sono presenti delle «industrie strategiche; poli tecnologici; scuole ed università ; porti ed aeroporti; strutture sanitarie e tribunali». In base a questa mappa, i due ministeri potranno pubblicare dei bandi e invitare gli operatori di tlc a portare la banda larga esattamente lì, anche attraverso consorzi e alleanze. Gli investimenti necessari saranno divisi come tra buoni amici: una parte farà  capo all’ente locale (Comune, Provincia, Regione) che si alimenterà  ai 520 milioni messi a disposizione dell’Europa; e una parte invece dovrà  venire dai privati. Gli operatori di tlc saranno liberi di puntare sulla tecnologia che preferiscono, e portare la fibra ottica nella casa del cliente, oppure fino alla loro cabina in strada. L’importante è che si tratti di una “banda che suona il rock”, capace di una velocità  minima di 30 megabyte al secondo. Metà  della popolazione, anzi, dovrà  contare su una velocità  di 100 megabyte al secondo. Prestazioni che i “dannati digitali” oggi possono soltanto sognare.


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