Bot ai minimi, lo spread va sotto quota 260

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ROMA — Una giornata decisamente positiva per i mercati, quella di ieri. Tanto che qualche operatore ha azzardato l’ipotesi di un ritorno alla normalità  dopo le tante tensioni dell’ultimo anno e mezzo. Fatto sta che l’asta dei Bot annuali si è chiusa con un’abbondante domanda e con tassi inferiori all’1%, tornati ai livelli di gennaio 2010, e lo spread tra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund di uguale durata è sceso in chiusura a 260 punti base, 20 in meno rispetto al giorno prima, dopo aver toccato i 256 punti. Si torna così su cifre che non si vedevano dal luglio del 2011, mentre bisogna risalire a ottobre 2010 per trovare il rendimento dei decennali italiani sulle quotazioni di ieri al 4,16%. In flessione pure il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli, sceso a 336 punti, dopo un massimo di 373.
Anche Piazza Affari ha contribuito a rasserenare il clima della giornata. In una seduta contrastata nelle piazze europee, la Borsa di Milano ha ottenuto, grazie al positivo andamento dei titoli bancari, il miglior risultato con un guadagno dello 0,72% seguita da Madrid in progresso dello 0,15% e da Londra dello 0,05%. Di segno opposto i listini di Francoforte in perdita dello 0,16% e di Parigi dello 0,39%.
L’asta dei Bot annuali innanzitutto, che il Tesoro offriva per 8,5 miliardi a fronte di titoli in scadenza per 11,5 miliardi (8,5 miliardi annuali e 3 miliardi di trimestrali). La domanda degli operatori ha raggiunto i 15 miliardi, evidenziando un indice di copertura dell’1,79, superiore alla media degli ultimi 12 collocamenti. Il rendimento si è attestato allo 0,86% in diminuzione di 59 punti base dal precedente collocamento (1,45%): in pratica, visto il livello di inflazione, il Tesoro con i Bot si sta finanziando a tassi negativi in termini reali. Più indicativi a questo riguardo saranno però i risultati dell’asta odierna di Btp triennali che segnalano con più approssimazione il costo medio del finanziamento del debito. Quanto al 2012 il tasso medio all’emissione è stato del 3,11% a fronte di un’inflazione media del 2,4%, più basso del 2011 quando era stato del 3,61% e l’inflazione del 2,8%. In termini reali vuole dire che per finanziarsi sul mercato il costo per il Tesoro è stato dello 0,71% nel 2012 contro lo 0,81% del 2011. Per trovare un finanziamento del debito a tassi reali negativi si può citare solo il 2005 (-0,23%) a meno di non risalire al 1980 anno in cui però il tasso di inflazione superò il 21%.
Tornando alle aste, ieri è andata bene anche quella spagnola che ha raccolto a tassi in calo 5,8 miliardi di euro con titoli a 3-5 e 13 anni. A beneficiarne è stato l’euro che dopo le aste di Roma e Madrid si è apprezzato nei confronti delle principali valute, aumentando poi i guadagni in seguito alla conferenza stampa del presidente della Bce, Mario Draghi, che a Francoforte ha fornito rassicurazioni sulla stabilità  del sistema finanziario dell’area della moneta unica. In chiusura di giornata l’euro era scambiato intorno a 1,32 dollari, 116,40 yen e 0,82 sterline.
In salita infine di più di un punto percentuale la quotazione dell’oro a 1.676 dollari l’oncia, favorita dall’indebolimento del dollaro. Rimane sui massimi di periodo il prezzo del petrolio ed è in aumento l’indice delle materie prime.


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