Carceri, i numeri della vergogna

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Oltre 21mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare delle carceri e settemila agenti in meno rispetto all’organico previsto. Sono questi i numeri dell’emergenza penitenziaria In Italia. Sono queste le cifre nude che che hanno portato a situazioni come quella di Busto Arsizio e Piacenza, dove i detenuti hanno a disposizione meno di tre metri quadrati e la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha quindi condannato il nostro Paese per trattamento inumano e degradant. Nella sentenza anche l’invito a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario.

Il bluff del Piano Carceri. Gli spazi nelle carceri sono sempre più ridotti, con padiglioni e strutture nuove che non possono essere aperte per mancanza di personale adibito alla vigilanza. E i detenuti, come denunciato anche nel luglio scorso dall’Associazione Antigone, vengono stipati ovunque, in un contesto di vita carceraria sempre più esasperato, sia per i reclusi che per le guardie chiamate ad assicurare il servizio di vigilanza. Eppure sono anni che i diversi governi che si succedono in Parlamento rilanciano un fantomatico Piano Carceri che, almeno stando ai numeri sulla carta, ad oggi è impossibile da attuare: «Il governo – spiega Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale FP Cgil – ha varato una politica di tagli per cui è impossibile avere un Piano Carceri di qualità . Negli anni, in modo propagandistico, sono state annunciate aperture di nuove strutture che per mancanza di personale non si è in grado di far funzionare al di là  della costruzione delle mura».

I numeri dell’emergenza. Secondo i dati comunicati dal Dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria al 31 agosto di quest’anno, dalle carceri italiane mancano circa settemila agenti. Le situazioni più gravi in Lombardia, con 1061 uomini in meno rispetto agli organici previsti, nel Lazio con 945 poliziotti in meno e in Sicilia, con 870 agenti che mancano all’appello. Ma la situazione non è migliore in Piemonte e Veneto (-829), in Toscana (-743), in Emilia Romagna (-531), in Campania (-486). Un segno “meno” che accomuna tutte le regioni italiane. E di notte può accadere che un solo agente sia costretto a vigilare su diversi padiglioni del carcere con il rischio di richiami disciplinari in caso di problemi.

Le scorte senza uomini. «Mentre il numero dei detenuti è aumentato in modo vertiginoso», spiega Francesco Quinti, responsabile Sicurezza FPCgil, «il personale di polizia patisce il blocco del turn over, con servizi di scorta ridotti all’osso che spesso non rispettano gli organici previsti, non per poca volontà  dei colleghi ma per l’effettiva impossibilità  a reperire il personale necessario».

Il personale distaccato. Ad aggravare la situazione c’è anche la circostanza per cui almeno il 10 per cento del personale di polizia penitenziaria a disposizione viene distaccato presso i Ministeri (su un totale di circa 37mila agenti). E si tratta di agenti formati per far fronte alle necessità  del carcere che vengono invece assegnati a compiti amministrativi: «In questo modo», continua Fratini, «le risorse vengono sprecate due volte: nella fase formativa e nel successivo utilizzo delle loro capacità “. A questi dati, spiegano ancora dalla FP Cgil, “vanno aggiunti anche quelli relativi ai comandi disposti verso altre amministrazioni o enti statali e l’impatto che produrrà  inevitabilmente il blocco parziale del turn over (calcolato in circa 3000 unità  per i prossimi tre anni) su un’amministrazione che annualmente perde circa 850-900 poliziotti posti in quiescenza o riformati dalla commissione medica ospedaliera perché ritenuti non più idonei al servizio nel corpo. Almeno altri 250 – proseguono – per effetto del medesimo giudizio ai sensi del decreto legislativo 443/92 transitano in altri ruoli amministrativi”. E la pianta organica prevista nel 2001 pare ormai superata e di difficile attuazione.

Giarda: “Difficoltà  insormontabili”. La relazione del ministro Piero Giarda, infine, parla chiaro sulle prospettive future: «Le previsioni di bilancio per l’anno 2012 e del bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014 sono destinate a produrre difficoltà  insormontabili per una serie di fabbisogni di spesa che, qualora non adeguatamente soddisfatti, rischiano di pregiudicare seriamente la funzionalità  del sistema penitenziario, nella prospettiva della permanenza di alti tassi di sovrappopolazione in esecuzione penale detentiva e della necessità , quindi, di procedere all’attivazione di nuove strutture penitenziarie».

Un problema strutturale. I giudici della Corte europea hanno condannato il nostro Paese per due strutture ma scrivono nella sentenza che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è «di natura strutturale»: la Corte ha già  ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. Perchè non continui la strage silenziosa di chi si toglie la vita: nelle prigioni italiane c’è a un suicidio ogni 924 persone, tra chi è libero uno ogni 20 mila abitanti.


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