Crolla del 4,4% il potere di acquisto consumi giù, mai così dal dopoguerra

Loading

ROMA — Curare i conti e uccidere i consumi. Possibile se le tasse aumentano. È quanto accaduto nel 2012, un anno «drammatico», mai così duro «dal secondo dopoguerra», lamentano tutte le associazioni di consumatori, produttori e commercianti. Con «gli italiani allo stremo», costretti a sostituire pesce, carne e frutta con pasta, gnocchi e uova. A rinunciare a viaggi e auto. A imbastire una tavola più sobria. A svuotare i carrelli. Inevitabile con un potere d’acquisto crollato del 4,4%, come rilevato ieri dall’Istat. Mentre la pressione fiscale si avvia a toccare quota 45% sul Pil, «trainata dall’Imu». E a guarire perciò i conti pubblici con un avanzo primario al 3%, il dato migliore dal 2008, e un livello di deficit sceso al 3,7%.
Da una parte, dunque, il cittadino. Con meno soldi in tasca e, a parità  di denari, in grado di comprare meno cose. Dall’altra le entrate dello Stato, a gonfie vele. La scivolata del potere d’acquisto (-4,4% nel terzo trimestre, -4,1 nei primi nove mesi, rispetto all’anno prima) è una «tassa invisibile», per il Codacons, costata 1.433 euro nel 2012 a una famiglia di tre persone e 1.578 a una di quattro. In linea con quanto calcolato da Adusbef- Federconsumatori: 1.391 euro a nucleo, sopra i 1.500 per le famiglie a reddito fisso, ben 33,4 miliardi totali. Nessuna sorpresa, dunque, per l’indicatore dei consumi in picchiata: -2,9% a novembre e nei primi 11 mesi, secondo la Confcommercio. «La crisi è ancora ben presente, le famiglie percepiscono un peggioramento delle condizioni economiche e questo clima frena la loro capacità  di spesa», spiega la Confederazione. La «drammaticità  e profondità » della crisi è motivo più che sufficiente, rilancia il presidente Sangalli, «per cancellare qualsiasi ipotesi di ulteriore aumento dell’Iva, come quello previsto per il prossimo luglio: un altro colpo di grazia ai consumi».
Secondo la Confcommercio, la spesa per alimenti, bevande e tabacchi è retrocessa del 2,6%. Ma quella per la mobilità  (benzina, auto, viaggi) è addirittura sprofondata del 15,2%. Tiene solo la spesa per le comunicazioni (+4%). La Coldiretti specifica che nei primi 9 mesi dell’anno scorso ben sei italiani su dieci hanno alleggerito il “carrello”, il 6% non arriva a fine mese, il 62% va a caccia di offerte, il 49% fa la spola tra i negozi pur di risparmiare. E alla fine nel menù finisce la pasta (+1,1%), le uova (+0,4), ma sempre più di rado pesce (-3,4), carne (-0,4), vino (-3), frutta (-1,9). Per la Cia (Confederaziona italiana agricoltori) undici milioni di famiglie nel 2012 hanno tagliato del 50% il budget alimentare, altre 8 milioni (il 35%) hanno ridotto dosi e quantità  acquistate, in 3 casi su 5 si va al discount.
«L’economia italiana sta morendo di troppe tasse», è la lettura di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «C’è solo una strada: una riforma fiscale organica e strutturale». In attesa che ci pensi il nuovo governo, quello “tecnico” uscente si è assicurato un deficit migliore (-0,7% nel terzo trimestre, -0,5% nei primi nove mesi, sul 2011), anche grazie all’apporto di vecchi e nuovi balzelli (+3,4% le imposte dirette, addirittura +6,9 quelle indirette, nel trimestre). La pressione fiscale così è avanzata del 2% (+1,5 da gennaio a settembre) al 42,6% del Pil (41,3 nei primi 9 mesi). Il dato si discosta da quanto previsto da Bankitalia, ma anche dallo stesso governo Monti nella nota di aggiornamento al Def di settembre (44,7%). Ma dall’Istat spiegano che manca ancora l’ultimo trimestre 2012 (ottobre-dicembre) da conteggiare, tradizionalmente
“caldo” sul fronte fiscale e caratterizzato da un picco pronunciato nella tradizionale curva delle entrate. È il trimestre del saldo Imu (23-24 miliardi, il gettito totale stimato) e l’acconto di tutte le altre principali imposte sul reddito. Il traguardo, record, del 45% è dunque in vista.


Related Articles

Pensione parlamentari, ok alla legge a rischio di incostituzionalità

Loading

Montecitorio. Sì praticamente unanime, con l’astensione di Fi e Mdp e il solo voto contrario di Ap

Dopo Corsico altro licenziamento dell’Ikea a Bari: perde il lavoro per ritardo di 5 minuti

Loading

La storia di Claudio, padre di due bambini, al lavoro da 11 anni. Il caso denunciato dalla Uiltucs dopo quello della filiale di Corsico.

Crolla la fiducia negli istituti di credito ormai sono affidabili solo per il 16%

Loading

La crisi delle banche riflette le difficoltà delle piccole imprese nel Nordest e al Centro. Gli istituti di credito hanno lo stesso appeal di sindacati e partiti

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment