Doppia trappola africana per la Francia

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PARIGI — Nessun soldato francese era morto durante tutta l’operazione Harmattan in Libia, durata otto mesi. Venerdì, al primo giorno dell’operazione Serval in Mali, il luogotenente Damien Boiteux, 41 anni, è rimasto ucciso mentre era ai comandi del suo elicottero. Poche ore dopo, nella notte tra venerdì e sabato, un commando francese in Somalia ha cercato di liberare l’agente dei servizi segreti Denis Allex, ostaggio degli islamisti dal 2009: secondo le informazioni di Parigi, Allex sarebbe stato ucciso dai suoi carcerieri assieme a due componenti della squadra d’assalto giunta per liberarlo. Comincia così, nel dramma, la prima guerra del presidente Franà§ois Hollande.
L’intervento in Mali era stato deciso in fretta, per rispondere alla richiesta di aiuto del presidente Traoré e frenare l’avanzata dei jihadisti del Nord verso il Sud della capitale Bamako. L’azione in Somalia, meditata e preparata da tempo, è scattata non appena le condizioni militari e meteorologiche sono apparse favorevoli; può avere influito anche la paura che l’ostaggio venisse giustiziato in ritorsione per l’intervento dell’esercito francese a Bamako, a migliaia di chilometri di distanza. In ogni caso la perdita di un soldato in Mali subito, nelle prime ore della missione, accoppiata al tragico fallimento del raid in Somalia, è un inizio drammatico per il nuovo impegno militare della Francia in Africa.
Il luogotenente Boiteux è stato colpito dalle pallottole delle mitragliatrici mentre aveva appena cominciato la battaglia contro i guerriglieri: i francesi sugli elicotteri Gazelle dotati di missili Hot, contro le colonne di pick up e motociclette delle tre formazioni ribelli Ansar Dine, Aqmi e Mujao. L’elicottero di Boiteux, raggiunto dai colpi, è stato costretto ad atterrare ed è stato abbandonato. L’ufficiale francese è morto poco dopo, all’ospedale di Mopti, la città  più vicina al fronte che separa la zona desertica settentrionale, da quasi un anno in mano alle milizie tuareg e jihadiste, dalla regione ancora controllata dal governo.
«La nostra missione non è finita e continuerà  nei prossimi giorni», ha detto Hollande durante una breve apparizione in tv dall’Eliseo, alla fine di una lunga riunione del Consiglio di difesa. Il presidente francese ha anche confermato che nel raid in Somalia l’ostaggio, assieme a due agenti e a 17 islamisti, «è stato senza dubbio ucciso», rispondendo indirettamente ai terroristi che parlano di Allex ancora vivo e «pronto a essere processato entro due giorni».
Hollande ha cercato di infondere calma a un Paese scosso dalle prime pessime notizie, e dalle voci su possibili attacchi terroristici sul territorio francese. Per questo il «piano Vigipirate» verrà  rafforzato, con «maggiori controlli sui trasporti pubblici e i luoghi dove si raggruppano molte persone». Il fallimento del commando in Somalia ha accresciuto la paura per gli otto ostaggi francesi ancora nelle mani di Al Qaeda nel Maghreb islamico e i suoi affiliati. «È molto difficile vivere in questa situazione — ha detto il padre di Philippe Verdon, rapito assieme a Serge Lazarevic da Aqmi in Mali il 24 novembre 2011 —. Spero ancora che verrà  fatto il possibile per liberarli».
Nonostante il dolore per i caduti, Hollande ha tenuto a ricordare che intanto l’avanzata dei ribelli è stata fermata. Il villaggio di Konna, conquistato nei giorni scorsi dagli islamisti, è stato ieri ripreso dall’esercito maliano e dalle truppe francesi: è un primo passo fondamentale per sbarrare la strada verso Bamako. Alcune centinaia di soldati francesi sono stati dispiegati anche nella capitale: ufficialmente per proteggere i circa 6.000 connazionali che vivono lì, ma anche per proteggere il presidente Traoré da un possibile nuovo colpo di Stato del capitano Amadou Sanogo, capo dell’ex giunta militare.
Oggi entreranno in azione a fianco della Francia i reparti inviati da Burkina Faso, Niger e Nigeria, ieri la Gran Bretagna ha offerto supporto logistico mentre gli Stati Uniti e l’Europa hanno ribadito l’appoggio politico. Hollande si prepara a una guerra che non sarà  breve.


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