Giù i prezzi delle case Mutui: dubbi Ue sui tassi

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ROMA — La crisi del mattone continua e l’Istat, nella sua consueta analisi mensile, calcola in 3,2% il calo medio dei prezzi delle case nei primi nove mesi del 2012. Più precisamente la contrazione si riduce all’1,1% nel terzo trimestre dell’anno scorso rispetto a quello precedente. Nel dettaglio la flessione annua è del 5,4% per le case esistenti mentre per le nuove viene registrato un aumento dell’1,9% (ma in discesa se confrontato con il + 2,7% del 2011). Se il trend di crisi venisse confermato anche nel 2013, l’erosione dei valori immobiliari potrebbe raggiungere il 30% in termini reali dal 2007 come calcolato dall’Oroscopo immobiliare realizzato da CorriereEconomia. Una contrazione di ricchezza enorme se si pensa che, secondo i dati di Bankitalia, il valore delle abitazioni in Italia ammonta a 5 mila miliardi di euro, il 57,9% del totale dei patrimoni.
Per le associazioni dei consumatori, tuttavia, «il calo delle quotazioni delle case non è ancora sufficiente». Secondo Federconsumatori e Adusbef «la crisi economica ha portato nel 2012 una contrazione delle vendite del 20% a cui ha corrisposto un calo dei prezzi di appena il 3,2%, questo significa che non è ancora sgonfiata la bolla speculativa, si sono allungati i tempi del mercato ma i prezzi non sono calati a sufficienza». Alla crisi del mattone ha contribuito ovviamente il forte aumento dello spread che ha alzato nel 2012 il costo dei mutui facendone crollare il ricorso del 40%. Per cercare di risolvere il problema, ora che la differenza con i Bund è scesa, il direttore generale dell’associazione delle banche (Abi) Giovanni Sabatini ha accolto l’invito lanciato l’altro giorno su Twitter dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera ad aprire un tavolo di lavoro tra «banche, ministero, costruttori e Cassa depositi e prestiti». Obiettivo, spiega Sabatini, quello di «riattivare il circuito dei prestiti a medio e lungo termine perché la priorità  è far ripartire il settore immobiliare, componente fondamentale della crescita del Paese». Ma i tempi non saranno brevissimi.
A complicare il quadro si aggiunge anche una tensione sugli indici dei tassi europei di riferimento come Libor ed Euribor. E ieri l’Eba, l’authority europea bancaria, e l’Esma, quella che sovrintende i mercati finanziari, sono intervenute con un piano di 11 punti dove si esprime anche l’auspicio che «venga ridotta l’influenza delle banche nel processo di fissazione dell’Euribor e siano introdotti controlli più regolari per assicurarsi che i dati non siano manipolati».
Euribor e Libor sono gli indicatori base che stabiliscono quanto le banche pagano per il denaro preso a prestito dal sistema creditizio e sono usati per fissare i prezzi di molti prodotti finanziari, tra cui appunto i mutui per comprare la casa. Il documento Eba, con una certa durezza, invita Euribor-Ebf (l’istituto che gestisce il tasso) a «più accurati controlli interni e ad assumersi maggiore responsabilità  anche sulle modalità  con cui il tasso viene calcolato e pubblicato». Nei giorni scorsi il Wall Street Journal aveva rivelato che tre banche, su un panel di 39, avevano deciso di uscire dal cartello degli istituti che concorrono a fissare il valore dei tassi dei prestiti interbancari in Eurolandia. Dopo il Libor infatti, anche l’Euribor è stato recentemente oggetto di indagini da parte delle autorità  internazionali che accusano molti grandi istituti di manipolazioni illegali sui tassi.
Roberto Bagnoli


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