I libri d’oro di Timbuctù massacrati dai barbari

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Le giudicavano “empie”, dimenticandosi che l’età  d’oro dell’Islam è stata coronata dall’esistenza di tesori culturali del genere che fanno parte del patrimonio dell’umanità . Fra questi libri ci sono dei diari intimi, scritti clandestinamente in un’epoca dov’era impossibile dire certe cose. Si dice che vi fosse un diario tenuto da una donna sposata a 15 anni a un vecchio impotente di 75, dove la ragazza raccontava il suo calvario. Altri libri fornivano la genealogia di certe famiglie, alcune di origini ebraiche che volevano tenerlo nascosto. Ma ora tutto, o quasi tutto, è stato inghiottito dalle fiamme, disperso nelle ceneri.
Da quando questi criminali, trafficanti di droga e corpi umani, si sono impadroniti di Timbuctù, non hanno fatto altro che distruggere. La distruzione è stata la loro unica parola d’ordine: distruggere e seminare il terrore. Più della metà  dei 16 mausolei della città  sono stati ridotti in polvere, senza parlare delle sepolture e delle tombe di santi musulmani. La distruzione di questo patrimonio è un attacco contro l’identità  e la civiltà  non solo dell’Africa e del mondo arabo, ma di tutta l’umanità .
Fondata nell’undicesimo secolo dalle tribù tuareg, Timbuctù era diventata la città  della memoria della cultura arabo-africana. E ora dei bruti ignoranti hanno devastato ogni cosa, perché la dottrina del wahhabismo (dal nome di tale Mohamed Abd el-Wahhab, teologo saudita del XVIII secolo) dichiara empi i mausolei, i santi e la pratica mistica. L’Islam di cui si parla in quella biblioteca è un Islam della spiritualità . Dopo la morte del profeta Maometto, si contrapposero due correnti che avevano opinioni diverse su come andasse interpretato e praticato l’Islam. La prima è la dottrina “letteralista”, vale a dire quella che afferma che il Corano va preso alla lettera, senza interpretazioni, senza simbolismi: quando nel Corano si parla della “mano di Dio”, i letteralisti sostengono che si tratta di una mano fisica. La seconda corrente è quella dei kharigiti che interpretano il Corano con i suoi simboli e le sue immagini e attribuiscono al testo una dimensione più ampia e più profonda.
Sfortunatamente è stata la corrente letteralista, semplicistica e senza prospettive ad avere avuto la meglio. Oggi i salafiti si richiamano a quella corrente e vogliono il ritorno a un Islam immutabile, che pratichi una sharia senza giustizia e senza logica. Questa corrente è incoraggiata da Paesi che hanno adottato il wahhabismo, come l’Arabia Saudita.
Partendo dal fatto che nell’Islam non esistono né gerarchie né intermediari fra Dio e il credente, il wahhabismo ha dichiarato blasfemi i santi e i mausolei eretti in loro memoria. È per questo che nel 1991, quando vennero privati della loro vittoria elettorale, gli islamisti algerini del Fronte islamico di salvezza sono partiti in guerra contro lo Stato e contro la tolleranza diffusa nel Paese verso i santi: è in Algeria che sono stati distrutti i primi mausolei. Anni dopo, nel marzo del 2001, i Taliban hanno fatto saltare in aria le gigantesche statue del Buddha, nella parte nordoccidentale della valle di Bamiyan, in Afghanistan, statue che si trovavano là  da tredici secoli. E ora l’incendio appiccato alla biblioteca dei manoscritti di Timbuctù.
Questa barbarie che non risparmia né gli uomini né il patrimonio culturale si diffonde nel mondo. Oggi l’esercito francese è riuscito a entrare a Timbuctù. I barbari sono fuggiti, ma prima hanno avuto il tempo di dare alle fiamme un tesoro dell’umanità . E hanno dato alle fiamme anche l’Istituto Ahmed Baba, creato recentemente dai sudafricani. Hanno approfittato della loro sconfitta per distruggere case, picchiare a sangue gli abitanti della città  che uscivano in strada per manifestare la loro gioia e il sollievo nel veder arrivare le truppe francesi. Così i criminali del Nord del Mali hanno firmato la loro sconfitta, con il diluvio e l’annientamento dello spirito dell’Islam, della sua spiritualità , della sua poesia, della sua bellezza. Di tutto questo a Timbuctù rimangono solo ceneri e famiglie terrorizzate dal regno dei barbari.
(Traduzione di Fabio Galimberti)


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