Il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo apre l’anno giudiziario: “Sulla giustizia servono larghe intese”.

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La giustizia è una di quelle “tematiche cruciali” su cui il Parlamento che uscirà  dalle imminenti elezioni dovrà  impegnarsi in “sforzi convergenti” e “contributi responsabili alla ricerca di intese”. Con queste parole, il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che riprendono quelle contenute nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, apre la sua relazione che verrà  trasmessa in diretta tv, a partire dalle 11. E chiede l’introduzione del reato di tortura dopo la sentenza della Cassazione sulle violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova.

Larghe intese su giustizia. Accogliendo una sollecitazione sempre dal capo dello Stato, Lupo esorta tutti – anche sul “piano giuridico e giudiziario, oltre che su quello economico e politico” – a dare vita a una “vera e propria controffensiva europeista” per realizzare “un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia”. Il presidente della Cassazione, nell’aula magna del Palazzaccio alla presenza delle più alte cariche istituzionali, sottolinea che “si tratta di un cimento difficile ma affascinante, che ricorda molto quello che impegnò tutte le forze vive della società , quando, quasi mezzo secolo fa, a metà  degli anni ’60 entrai in magistratura. “Il riferimento agli anni ’60 – prosegue Lupo – evoca immediatamente una grande stagione di impegno giuridico e giudiziario per l’inveramento della Costituzione, intesa come norma cogente e vincolante per tutte le istituzioni e come solenne promessa rivolta ai cittadini e alle future generazioni di un’età  di giustizia e di diritti”.

Giustizia europea. Oggi la sfida – spiega il magistrato – è quella di “ricercare” un “delicato ma indispensabile equilibrio” con i “vincoli e gli indirizzi” che provengono “dall’integrazione dell’ordinamento italiano nell’Unione Europea e nel sistema del Consiglio d’Europa, fondato sulla Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà  fondamentali”. “I vincoli alla libera discrezionalità  della politica escono potenziati e risulta rafforzata l’oggettiva valenza dell’atto giurisdizionale, al punto che l’azione coordinata tra giudice nazionale e Corte di giustizia, da un lato, e tra giudice nazionale e Corte europea dei diritti umani, dall’altro, ha la forza di annullare l’atto legislativo non rispettoso dell’ ordinamento dell’Unione o di sanzionare lo Stato per l’intollerabile situazione carceraria”.

“Nel mondo globalizzato – afferma Lupo – l’effettività  della tutela dei diritti proclamati dalle Costituzioni e dalle Carte è in larga parte affidata ai Tribunali e alla Corti, che finiscono con il realizzare una globalizzazione dei diritti, potenzialmente idonea a convivere con quella dei mercati e della finanza, correggendola e integrandola”.

Magistrati in politica. Il presidente della Cassazione affronta poi il tema dei magistrati candidati per le elezioni: “Serve una legge – chiede – per regolamentare e limitare la discesa in politica dei magistrati – almeno nei distretti dove hanno esercitato le loro funzioni – per evitare che nell’opinione pubblica venga meno la considerazione per i giudici. Tuttavia in mancanza di un intervento normativo, siamo gli stessi magistrati a darsi delle regole nel loro Codice etico”.

“Sulla nuova dimensione dei doveri – sottolinea Lupo – sarà  nuovamente chiamato a riflettere l’associazionismo giudiziario, quando dovrà  aggiornare il Codice etico dei giudici italiani, il primo adottato in un Paese europeo (1994), confrontandosi con le rinnovate tensioni e le più acuite sensibilità  diffuse nell’attuale società  italiana, in tema di imparzialità  o in materia di partecipazione dei magistrati alla vita politico-parlamentare, verso comportamenti, prese di posizione, scelte individuali, pur formalmente legittimi, ma che hanno ricadute pubbliche che rischiano di coinvolgere la stessa credibilità  della giurisdizione”.

“E’ auspicabile – continua il giudice – che in tale occasione, nella perdurante carenza della legge, sia introdotta attraverso il codice etico quella disciplina più rigorosa, da tante parti anche recentemente auspicata, sulla partecipazione dei magistrati alla vita politica e parlamentare, che in decenni il legislatore non è riuscito ad approvare, nonostante l’evidente necessità  d’impedire almeno candidature nei luoghi in cui è stata esercitata l’attività  giudiziaria e di inibire il rientro, a cessazione del mandato parlamentare, nel luogo in cui si è stati eletti”.

Bene la riforma Severino. Lupo poi esprime apprezzamento per la riforma della geografia giudiziaria – il ‘taglio dei tribunalini’ – e per quella dei reati contro la pubblica amministrazione – il ddl ‘anticorruzione’ – che rappresentano un “risultato storico”, raggiunto grazie alla “tenacia e fermezza” del ministro della giustizia Paola Severino. “In primo luogo – dice il magistrato – va ricordata la riforma delle circoscrizioni giudiziarie, che si attendeva da sessanta anni per modificare un assetto di distribuzione territoriale di stampo ottocentesco”. Lupo spiega: “Si deve dare atto al Governo di avere posto fine a tale pluridecennale inerzia, dando avvio, con l’emanazione di due decreti legislativi, a un processo in via di realizzazione, superando resistenze localistiche finora sempre vincenti. Di questo risultato, che non esito a definire storico, va dato merito particolare alla tenacia e alla fermezza del ministro della giustizia, professoressa Paola Severino”.

Allarme carceri. Per il terzo anno consecutivo, Lupo, lancia il suo grido di allarme e “amarezza” per la “drammatica” situazione delle carceri italiane – dove ci sono 18.661 detenuti in “esubero” rispetto ai posti letto – e ricorda che l’ultima condanna per violazione dei diritti umani, emessa questo mese dalla Corte europea dei diritti umani, ordina all’Italia di trovare una soluzione adeguata entro un anno.

Introdurre il reato di tortura. Lupo poi chiede l’introduzione del reato di tortura, dopo le sentenze sul caso della scuola Diaz durante il G8 di Genova. “E’ necessario – spiega – introdurre il reato di tortura: ce lo chiede non solo la Corte europea dei diritti umani, ma anche la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, l’Onu, e anche i principi ricavabili dalla nostra Costituzione”.

Nonostante tante ratifiche di convenzioni contro la tortura, osserva Lupo, “il reato non è però stato introdotto, non essendo i relativi disegni sfociati in legge; mentre le fattispecie penali applicabili (maltrattamenti abusi di mezzi di autorità , abuso dei mezzi di correzione o disciplina, lesioni personali), sono lontane dal corrispondere alle condotte di particolare gravità  riconducibili alla nozione di tortura e non assicurano nel concreto, considerati anche i termini di prescrizione, effettività  della risposta sanzionatoria”.

In proposito, Lupo rileva che nella sentenza della Cassazione sul sanguinoso blitz della polizia nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova, “pur riconoscendosi l’assoluta gravità  delle condotte violente poste in essere dalla polizia, si è ritenuto che alla intervenuta prescrizione dei reati non potesse porre rimedio neppure la proposizione di una questione di costituzionalità , ostando alla rilevanza della questione nel giudizio in esame il principio della irretroattività  della legge penale più severa”.

L’Anm contro le leggi ad personam. Intanto dall’Anm arriva un altolà  ad personam. “I magistrati auspicano che venga respinto ogni tentativo, da chiunque provenga, di piegare l’attività  legislativa e interessi particolari, avendo come unico obiettivo il miglioramento del servizio giustizia nell’interesse dei cittadini”. Il sindacato delle toghe si rivolge dunque a chi si candida per governare affinché “venga avviato in un rinnovato clima di collaborazione tra poteri dello Stato un processo riformatore che restituisca efficacia e funzionalità  alla giustizia, rafforzandone la credibilità “.


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