Il procuratore di Milano ai pm: meno carcere “Utilizzare il più possibile misure alternative”

by Sergio Segio | 16 Gennaio 2013 7:57

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MILANO — Più misure alternative, meno carcere. Dopo la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento degli istituti italiani, arriva la direttiva del capo della procura Edmondo Bruti Liberati, rivolta a tutti i suoi sostituti. In una regione con un tasso di sovraffollamento superiore al 35%, il capo della procura chiede ai suoi pubblici ministeri «un ricorso più largo possibile alle misure alternative alla detenzione» come ha chiesto e scritto la Corte nel suo provvedimento.
Lo scorso 8 gennaio, con una sentenza, la Corte europea aveva condannato l’Italia a risarcire sette detenuti con centomila euro ciascuno per i danni morali cagionati in seguito a «trattamento inumano e degradante ». «Sono certo — scrive Bruti Liberati nella direttiva — che tutti i magistrati della procura terranno nel massimo conto, sia in tema di misure cautelari che in fase di esecuzione, gli auspici della Corte dei diritti dell’uomo».
In Lombardia il sovraffollamento delle carceri è di circa il 35%, con 9.307 detenuti in 19 istituti — le situazioni più critiche a Bollate, San Vittore e Opera — rispetto a una capienza regolamentare di poco più di seimila posti. Un dato in linea con la situazione nazionale che nel 2012 segnava un tasso di sovraffollamento del 148%, leggermente migliore a quello di due anni prima (151%). «A Milano — ricorda Bruti — il ricorso a misure alternative è un orientamento consolidato della procura, visto che nell’anno giudiziario 2011-2012 è diminuita del 4% l’applicazione delle misure cautelari in carcere rispetto all’anno precedente».
Ora il provvedimento ufficiale, che segue il verdetto europeo dello scorso 8 gennaio.
«La Corte apprezza i passi compiuti dalle autorità  nazionali e non può che incoraggiare lo Stato italiano a proseguire i suoi sforzi — scrivono i giudici di Strasburgo —Tuttavia, è inevitabile constatare che malgrado gli sforzi sia legislativi che logistici, il tasso di sovraffollamento rimane elevato». La Corte parla di «bilancio modesto », «tanto più preoccupante perché il piano di emergenza elaborato dalle autorità  nazionali ha una durata limitata nel tempo». Ora spetta ai magistrati del quarto piano del Palazzo di giustizia milanese confrontarsi con le nuove raccomandazioni e applicarle, ove possibile, ai casi concreti.
Il provvedimento europea però va oltre, e chiede anche allo Stato italiano di introdurre, «entro un anno dal momento in cui la sentenza sarà  definitiva, un ricorso o un insieme di ricorsi interni idonei ad offrire un ristoro adeguato e sufficiente per i casi di sovraffollamento carcerario». Già  a dicembre, dopo il caso di Alessandro Sallusti — il direttore del Giornale mandato ai domiciliari dopo una condanna per diffamazione — Bruti Liberati aveva emanato una direttiva per chiedere parità  di trattamento per gli altri condannati che si trovassero nella stessa situazione del giornalista: domiciliari invece del carcere. Ora però con la lettera che recepisce la sentenza della Corte europea, il principio si applica non solo nel periodo dell’esecuzione della pena — un centinaio i casi di competenza della procura milanese — ma anche in sede cautelare.

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