IL SILENZIO DELLE INNOCENTI

by Sergio Segio | 17 Gennaio 2013 7:52

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L’orrore è anche nei giorni precedenti, nel vuoto che il suo assassino le stringe intorno tagliando via ogni legame con il mondo: le amiche, il lavoro, la famiglia. Per amore, diceva. Per amore, molte coetanee di Vanessa vivono la stessa esperienza: «Nella mia generazione, dai 20 fino ai 25 anni, tutti i ragazzi sono possessivi. La ragazza non può uscire, non può andare a ballare perché “forse incontra qualcuno che ci prova e allora mi fa diventare cornuto”: quelli ragionano così”, racconta Luana, che di Vanessa fu amica del cuore. Se protestano, queste ragazzine prigioniere vengono prese a ceffoni in strada, e la stessa Luana, quattordicenne, ebbe un fidanzatino che le torse un braccio fino a spezzarlo. «Vent’anni fa sarebbe stato uno scandalo, oggi non ci fa caso più nessuno, la gente gira lo sguardo dall’altra parte e lascia fare», commenta davanti a uno stupefatto Iacona.
Sono in molti a voltare la faccia e a tapparsi le orecchie quando da un appartamento provengono urla: per guardare e capire, e per restituire voce storie
alle donne uccise — oltre cento, all’incirca, nel 2012 — Iacona intraprende un viaggio da Sud a Nord. Incontra familiari, amici, agenti di polizia. Scopre che in tutta la provincia di Enna esiste un solo sportello antiviolenza, a Villa Armerina, che resta aperto soprattutto nei giorni di mercato («Ci sono donne che possono uscire da casa solo per andare a fare la spesa, è l’unico momento in cui non sono controllate dai mariti. Con la scusa del mercato, allungano di pochi metri ed entrano da noi»). Scopre che un’altra ventenne di Cesena, Stefania Garattoni, aveva lasciato centinaia di indizi (racconti di torture fisiche e psicologiche) prima di essere sgozzata dal ragazzo che amava e che pure sul diario aveva soprannominato Hannibal Lecter. Ci sono storie e ci sono dati, in questo libro tremendo e prezioso scritto da Iacona con la  collaborazione di Sabrina Carreras: un libro che in appendice reca elenco e numeri di telefono dei centri antiviolenza.
E che cerca di capire anche le motivazioni di chi è arrivato vicinissimo a uccidere. Nell’ultimo capitolo parlano gli uomini, raccontano della paura di rimanere soli, di non avere un ruolo. Raccontano di rabbia che sale, e di una luce che si spegne, e allora si comincia a colpire. Una luce, scrive Iacona, che può essere riaccesa, se la politica considererà  una priorità  la lotta alla violenza sulle donne, se la discussione sui generi diventerà  parte della formazione scolastica, se l’informazione si farà  carico della questione come è avvenuto per la criminalità  organizzata, ogni giorno: «Fino a far diventare tabù anche solo uno schiaffo».

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