La caduta dello spread: quota 275 Mai così giù da agosto del 2011
MILANO — E’ un’Europa rovesciata, quella vista ieri sui mercati dei titoli di Stato. Controcorrente rispetto agli anni passati, i tassi sul debito della metà virtuosa del continente sono tutti saliti, mentre i rendimenti dell’altra metà — quella «periferica» — sono scesi in blocco. E’ successo ai principali Paesi del Nord e del Sud. Sul primo versante — dentro e fuori dall’euro — sono lievitati i tassi di Germania, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi e perfino dello Stato più sicuro per eccellenza, la Svizzera. Poco più a Sud, invece, si sono ridotti i rendimenti di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Il risultato, per Roma, è uno spread italo-tedesco sceso a 275 punti, ai minimi dall’agosto 2011. Ed è tornato pure intorno ai valori di allora, stavolta salendo e non scendendo, l’indice Global Dow che riassume il valore delle Borse mondiali (2.050 punti circa negli ultimi giorni). Un anno e mezzo fa scoppiava la stagione infuocata del debito pubblico, in Europa ma anche negli Stati Uniti, colpiti dal «downgrading» dell’agenzia di rating Standard & Poor’s. In Italia arrivava da Francoforte una lettera — indirizzata all’allora premier Silvio Berlusconi — con cui la Banca centrale europea indicava le misure antispeculazione da adottare «con urgenza» per «rafforzare l’impegno alla sostenibilità del bilancio e alle riforme strutturali».
Ma oggi gli allarmi non sono certo finiti. Nel 2013, secondo uno studio di Ernst & Young, i 17 Stati dell’Eurozona raggiungeranno un picco di 20 milioni di senza lavoro, che colpirà particolarmente duro in Paesi del Sud come Grecia e Portogallo, con tassi di disoccupazione tra il 28 e il 17%. E «continuerà la recessione» anche in Italia. La Germania, invece, nell’anno appena concluso ha registrato il tasso di disoccupazione più basso dal 1991, anche se i senza lavoro sono comunque ancora 2,9 milioni e gli ultimi dati (mese su mese) sono in crescita. Le nuove statistiche hanno poi indicato, per la Spagna, la prima flessione in cinque mesi degli inoccupati (-59 mila, ma la percentuale dei senza lavoro resta altissima) e un numero di assunzioni nel settore privato migliore del previsto negli Stati Uniti (215 mila unità contro le 140 mila attese).
Se sul mercato del lavoro si ragiona in termini mensili o annuali, su quello obbligazionario i confronti sono giornalieri. Può così diventare significativa la tendenza dei primi due giorni di contrattazione di questo 2013, con un certo spostamento di alcuni investitori internazionali dal debito europeo «settentrionale» verso quello «meridionale», come indica l’andamento dei tassi. Il rendimento dei Btp decennali, per esempio, ieri è sceso ai nuovi minimi dal 2010, a quota 4,23%. Passando dal mercato secondario a quello primario, è andata bene l’emissione della Francia che ha collocato titoli per 8 miliardi di euro con rendimenti in calo al 2,07% sul decennale.
Sul versante azionario, le Borse europee hanno sostanzialmente confermato i livelli del giorno prima, raggiunti con il «botto» di inizio anno sulla scia dell’accordo americano sul «fiscal cliff». Sono però mancati nuovi slanci, dopo il monito del Fmi e dell’agenzia di rating Moody’s a Washington. Milano ha chiuso in progresso dello 0,10% e Londra dello 0,33%. In calo Francoforte (-0,29%) e Parigi (-0,34%). In serata New York ha terminato le contrattazioni con un -0,16%.
Giovanni Stringa
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