La vendetta degli islamisti in fuga In fumo i manoscritti di Timbuctù

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Volevano lasciare un segno perché ci ricordassimo fino in fondo della loro ferocia. C’era un popolo da voi in Europa che si comportava così…». I Vandali. «Ecco si proprio loro; un termine usato ancora oggi in francese: vandalisme».
«Non chiedetemi perché l’hanno fatto. Non so spiegarmelo — continua — . Non so trovare una ragione. Sono azioni senza senso, senza un perché. Non riesco a sconfiggervi? E allora strappo dalla vostra vita la vostra cultura così vi faccio soffrire. Durante le guerre anche da voi sono saltati diversi palazzi antichi, sono andati perduti capolavori d’arte, ma non credo che tutto ciò sia stato fatto con diabolica determinazione. La ferita inferta a Timbuctù non è solo un delitto contro i maliani, è un crimine contro l’umanità  perché l’Unesco ha consacrato questa città  come patrimonio di tutti». Il sindaco è stato minacciato di morte dai jihadisti per aver urlato «Viva la Francia». Ma stavolta aveva ragione.
Due o tre giorni prima (le testimonianze non concordano) dell’arrivo dei francesi, che ieri si sono impadroniti della secolare città , importantissima capitale della cultura sahariana, i fanatici e sanguinari fedeli di Al Qaeda hanno dato fuoco ai palazzi del centro Ahmed Baba, dove erano custoditi, anche nei sotterranei per preservarli dall’effetto corruttore del caldo, quasi 100 mila documenti antichi «di storia, scienza, astronomia, matematica e anche religione, molti preislamici — spiega Hallé Ousmane —. Non conosco ancora l’entità  dei danni, ma mi hanno detto che la maggior parte dei reperti è andata in fumo. Per fortuna ogni documento, grazie a finanziamenti sudafricani è stato fotografato e archiviato. Inoltre non tutti erano nel centro Ahmed Baba. Altri sono conservati in un vecchio palazzo. Non dovrebbero essere stati toccati. Voglio correre a Timbuctù per vedere anche come quei pazzi hanno conciato le antiche tombe e le moschee dei santi». Santi che gli invasati sostenitori di Al Qaeda non volevano fossero onorati e adorati. Da qui la loro furia iconoclasta.
Timbuctù era stata catturata dai miliziani di Al Qaeda nel Maghreb Islamico dell’emiro Abu Zeid nella primavera dell’anno scorso. Immediatamente era stata imposta la legge islamica, nella sua visione più stretta e draconiana. 
Nella notte tra domenica e lunedì truppe francesi e truppe maliane hanno catturato l’aeroporto a sud della città  e ieri mattina i primi drappelli sono entrati in città , mentre 250 paracadutisti si sono lanciati sulla periferia nord. Ufficialmente per bloccare eventuali jihadisti in fuga dalla città , ma alcune fonti militari confidenziali hanno specificato il loro compito: «Si tratta di truppe speciali che cercheranno di rintracciare i miliziani in fuga nel deserto per annientarli completamente e impedirgli di riorganizzarsi».
I francesi sono entrati in città  lentamente e con estrema prudenza per paura di mine o ordigni telecomandati che potessero scoppiare al loro passaggio e/o di terroristi suicidi pronti a farsi saltare. Invece non è stata opposta alcuna resistenza e tutto, secondo i comunicati ufficiali, è filato liscio.
L’avanzata dei francesi e dei maliani prima su Gao e ora su Timbuctù è stata preceduta da bombardamenti aerei «chirurgici» che hanno messo fuori combattimento le difese avversarie e in fuga i ribelli. Ciò ha permesso alle truppe di terra di procedere verso le due città  senza incontrare resistenza. Anzi durante il viaggio, nell’attraversamento dei villaggi, il convoglio delle truppe è stato accolto da gente in festa che sventolava bandiere francesi e maliane.
A Gao si segnalano saccheggi contro negozi e abitazioni di arabi e di tuareg. Tra le etnie nere africane e quelle dalla pelle chiara arabe e tuareg c’è da anni una grande ostilità . I secondi sostengono di essere stati emarginati ed è per questo che hanno cominciato la rivolta contro il governo centrale.
Massimo A. Alberizzi


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