L’acciaio dell’Ilva resta sequestrato

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TARANTO. E’ arrivato ieri l’ennesimo rifiuto del gip del tribunale di Taranto alle richieste dell’Ilva. Il giudice Patrizia Todisco ha infatti rigettato l’ultima istanza presentata dai legali del siderurgico, in cui si chiedeva la revoca del sequestro preventivo dei prodotti finiti e semilavorati sotto sigilli dallo scorso 26 novembre. Il no del gip segue dunque il parere negativo espresso dalla Procura esattamente una settimana fa sulla stessa istanza. Dopo il vertice d’urgenza convocato dal governo lo scorso 19 gennaio a Palazzo Chigi, seguendo l’idea avanzata dal governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, l’azienda aveva presentato alla procura una nuova istanza di dissequestro vincolato, chiedendo che i proventi della vendita (che per Ilva ammonterebbero ad un miliardo di euro) non finissero nelle casse dell’azienda ma venissero dati in gestione al Garante dell’Aia nominato dal governo per consentire il pagamento degli stipendi e le opere di risanamento previste nell’autorizzazione integrata ambientale.
Nelle motivazioni depositate ieri, il gip afferma però che «nessuna norma dell’ordinamento giuridico contempla la possibilità  di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo costituiscano prodotto, sulla base di esigenze particolari o dichiarazioni di intenti circa la destinazione delle somme ricavabili dalla vendita dei beni, che vengano ad essere dedotte dall’interessato». Inoltre, sulla vicenda pende la questione di legittimità  costituzionale. «Finché la Corte costituzionale non si sarà  pronunciata sulla questione di legittimità  sollevata dai giudici tarantini sulla legge 231/2012 – continua la Todisco – ogni ulteriore istanza al gip che fosse fondata esclusivamente sulle norme già  impugnate davanti al Giudice delle leggi, non potrebbe determinare una decisione nel merito», essendo di fatto sospeso ogni giudizio. Il gip conclude ricordando che «l’invocata istituzione della figura del Garante non consente di ritenere in alcun modo modificato né il quadro degli elementi che integrano le condizioni di applicabilità  del sequestro preventivo, né la disciplina della misura cautelare reale».
Intanto ieri Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto alla direzione Ilva un incontro per discutere del pagamento degli stipendi, la cui data di erogazione si avvicina (12 febbraio), nonché del Piano operativo per l’attuazione dell’Aia, con particolare riferimento al personale da coinvolgere nei lavori di risanamento e innovazione degli impianti. I sindacati vogliono approfondire le prescrizioni Aia per ogni impianto, la loro tipologia e tempistica e capire quanti lavoratori verranno coinvolti nella fase degli interventi.
Fim, Fiom, Uilm sostengono infatti come non si possa paventare un ricorso massiccio alla cassa integrazione, senza legarlo all’utilizzo degli ammortizzatori all’attuazione dell’Aia, quale precondizione per rilanciare lo stabilimento siderurgico di Taranto. Il pagamento degli stipendi, a fronte della prestazione lavorativa già  effettuata, è un atto dovuto che non può essere subordinato a nulla.


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