«Chà¡vez non potrà  giurare» Vuoto di potere in Venezuela

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CARACAS — Ora è ufficiale: Hugo Chà¡vez non è in grado di prestare giuramento e iniziare il suo quarto mandato alla guida del Venezuela. Dopo settimane di rassicurazioni e silenzi, il governo di Caracas lo ha ammesso soltanto ieri sera, a meno di 48 ore dal termine fissato dalla Costituzione, che cita espressamente la data del 10 gennaio. «Il Comandante-presidente mi ha incaricato di informarvi che per raccomandazione medica il suo processo di convalescenza si estenderà », dice una lettera inviata al Congresso dal vice di Chà¡vez, Nicolas Maduro. L’entrata in carica avverrà  più avanti, sostengono i suoi, in quanto un articolo della Costituzione prevede che un presidente eletto, se non è in grado di giurare davanti al Congresso, lo può fare successivamente davanti alla Corte suprema di giustizia. L’attuale mandato resta quindi «congelato», tra le proteste dell’opposizione, in una situazione costituzionale abbastanza peculiare.
Chà¡vez era stato rieletto lo scorso ottobre, dopo essersi definito «perfettamente guarito» per tutta la campagna elettorale. Poi, ai primi di dicembre, si è dovuto nuovamente recare a Cuba per una operazione, la quarta da quando gli è stato diagnosticato un tumore. Dall’11 dicembre scorso non sono più state diffuse immagini o parole, i bollettini medici ufficiali sono saltuari e scarsi di dettagli. Dopo una ridda di voci, il governo ha finalmente ammesso che la situazione è piuttosto seria. Dopo l’operazione, Chà¡vez ha contratto una severa infezione respiratoria. Secondo informazioni non ufficiali che filtrano dall’ospedale cubano, il leader bolivariano sarebbe ormai in fin di vita, attaccato ad un respiratore e in stato di incoscienza. Al punto da rendere ormai improbabile un suo recupero, anche perché il tumore continua ad avanzare. I portavoce usano invece ancora il termine «convalescenza», pur ammettendo che le condizioni sono stazionarie da parecchi giorni.
L’opposizione da settimane sostiene che l’impossibilità  di prestare giuramento dovrebbe portare come conseguenza al passaggio previsto dalla Costituzione: i poteri trasferiti al presidente del Congresso, il quale in trenta giorni dovrebbe convocare nuove elezioni. Il chavismo sostiene invece la tesi dell’assenza temporanea del presidente, e prende tempo. Il risvolto surreale è che Chà¡vez è formalmente ancora al potere, perché non ha mai ceduto alcuna delega; come in altre occasioni di viaggi a Cuba ha semplicemente chiesto al Congresso un permesso di assenza, il quale per legge non ha un termine definito. Tutte le altre richieste dell’opposizione sono finora cadute nel vuoto: un parere della Corte suprema, o un viaggio di un équipe medica indipendente all’Avana per definire la situazione clinica di Chà¡vez.
Per la giornata di domani, quando sarebbe dovuto avvenire il giuramento, il regime ha chiamato a una mobilitazione di piazza in appoggio al presidente; e sono giunte persino le conferme che alcuni presidenti amici del continente, come il boliviano Morales o l’uruguaiano Mujica, arriveranno a Caracas, come se tutto fosse normale. L’opposizione teme i flop di situazioni simili nel passato e ha rinunciato a manifestazioni pubbliche. Tutti, in un certo senso, prendono tempo per capire quanto potrà  resistere Chà¡vez nel suo letto all’Avana.


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