Le nozze gay spaccano la Francia Le adozioni al centro della contesa

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PARIGI — Il 9 ottobre 1998 la deputata Christine Boutin (Udf, destra) arrivò a brandire la Bibbia in quel tempio della laicità  che è l’Assemblea nazionale francese, per opporsi alle unioni civili aperte agli omosessuali. Già  i Pacs, secondo la pasionaria antigay Boutin, rappresentavano «una minaccia ai fondamenti della civiltà » e avrebbero riportato la Francia «al tempo della barbarie», pensiero condiviso dall’opposizione di destra che riuscì a bloccarne l’approvazione per oltre un anno.
I «Patti civili di solidarietà » vennero infine approvati il 13 ottobre 1999: tredici anni dopo la società  non è crollata, i barbari evocati da Boutin non hanno fatto scempio della famiglia, oltre un milione di francesi hanno fatto ricorso ai Pacs e tra loro peraltro solo il 6% è rappresentato da coppie dello stesso sesso.
Ma, alla vigilia della discussione parlamentare sul «matrimonio per tutti» proposto già  in campagna elettorale da Franà§ois Hollande, il clima è tornato quello di un tempo: anatemi, manifestazioni, Paese spaccato, sinistra in maggioranza favorevole e destra per lo più contraria.
Domenica oltre mezzo milione di cittadini sono attesi nelle piazze di tutta la Francia per sfilare sotto la scritta «Tutti nati da un uomo e una donna», e lo slogan spiega bene qual è la differenza rispetto alla fine degli anni Novanta. Allora si trattava di prendere atto che i costumi erano cambiati e che occorreva dare un riconoscimento anche legale alle unioni non matrimoniali; adesso — digeriti i Pacs e più o meno anche il matrimonio tra omosessuali — la questione vera, ciò che torna a dividere, sono i figli. Da adottare, o da generare grazie alla Pma (procreazione medicalmente assistita) o alla Gpa (utero in affitto).
L’adozione da parte di coppie dello stesso sesso è da anni legale in molti Paesi come Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Danimarca e pure nella cattolica Spagna; si può essere d’accordo o meno, ma l’aspetto tipicamente francese del dibattito è che viene condotto, da ambo le parti, come se nella storia dell’uomo mai nessuno, mai prima dell’approdo della questione in Francia, avesse osato affrontare la questione. Christine Boutin, nel frattempo fondatrice del partito cristiano-democratico, torna a pronosticare catastrofi epocali e oggi sostiene che «il matrimonio serve a garantire la speranza della nascita, l’amore non c’entra. Se gli omosessuali vogliono sposarsi possono già  farlo, però con una persona di sesso diverso».
Il no all’adozione e alla procreazione assistita dei gay naturalmente non è lasciato solo alle voci un po’ caricaturali di Boutin o di Frigide Barjot (nome d’arte ispirato a Brigitte Bardot), l’organizzatrice in felpa rosa della «Manif Pour Tous» di domenica, che ha già  preparato gli striscioni con Paternité, maternité, égalité (e che peraltro ieri, poco prima di una conferenza stampa, ha subito un poco democratico attacco con sangue finto lanciato dagli attivisti dell’associazione omosessuale Act Up).
«Lasciare credere ai bambini che possano avere genitori dello stesso sesso è un inganno che nega la differenza sessuale inevitabile e necessaria, a meno che d’ora in poi non si ammetta la riproduzione per clonazione», dice André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della conferenza episcopale francese. E la voce della Chiesa è ora ascoltata dalla destra con più attenzione rispetto a qualche mese fa. Alain Juppé, padre nobile dell’Ump, premette che «l’omofobia è un flagello» ma chiede di tenere un referendum «per ridare la parola a tutti i francesi».
La proposta numero 31 (su 60) del candidato Franà§ois Hollande parlava già  un anno fa di matrimonio aperto a tutti senza accennare alla procreazione assistita, ma adesso che la scadenza si avvicina — l’esame in aula comincerà  il 29 gennaio — le opinioni contrarie prendono forza. Molte celebrità , da Juliette Gréco a Lilian Thuram, dal pedopsichiatra Marcel Rufo allo storico Pierre Rosanvallon, firmano un manifesto per il «sì», ma l’ultimo sondaggio di ieri (Opinionway) indica che i francesi sono in maggioranza favorevoli alle nozze per i gay (57 a 43), d’accordo, ma contrari all’adozione (55 a 45) e ancor più alla fecondazione (63 a 37).
Più attento, per formazione e priorità  dettate dal momento, ai temi politici-economici, Hollande ha forse sottovalutato l’attaccamento dei francesi alla distinzione tra «padre» e «madre». Dopo i tormenti delle tasse, gli toccherà  soffrire anche su questo.


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