L’Imu fa crollare il fabbisogno 2012

by Sergio Segio | 3 Gennaio 2013 9:46

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ROMA — Migliorano i conti pubblici: grazie alle maggiori entrate fiscali e al «rush» finale assicurato dalla rata di dicembre dell’Imu, il fabbisogno del settore statale nel 2012 – ha messo a segno un calo deciso. Dai 63,8 miliardi del 2011 è passato ai 48,5 dell’anno appena chiuso: 15,2 miliardi in meno, «un miglioramento significativo rispetto all’anno precedente » ha commentato il ministero dell’Economia legato soprattutto all’andamento «più favorevole » delle entrate fiscali.
La tendenza era già  in atto fin da gennaio, ma il dato di dicembre – grazie all’incasso di 13,5 miliardi dall’Imu – ha segnato la differenza: l’avanzo, per quel mese,
è stato di 14,1 miliardi, quasi tre volte tanto quello realizzato nel dicembre 2011 (5,6 miliardi). E il Tesoro segnala che – al netto del versamento dovuto all’ Esm (European stability mechanism, il Fondo salva-Stati)- il calo sarebbe stato ancora più evidente, portando il fabbisogno a 42,8 miliardi.
Una buona notizia che ha il suo rovescio di medaglia: l’Italia, infatti, è uno dei Paesi a maggior carico fiscale. Secondo l’Ocse, mettendo a rapporto il totale delle entrate con il Pil (dati 2011) ci piazziamo a quota 42,9% contro la media Ocse del 33,8. Peggio di noi la Danimarca (48,1%), Svezia (44,5), Francia (44,2) Belgio (44), Finlandia (43,4) e Norvegia (43,2): tutti Paesi con una qualità  dei servizi pubblici superiore alla nostra. La Germania, per intendersi, ferma comunque il rapporto al 37,1% e in Usa le tasse versate sono pari al 25,1 per cento del Pil.
Tornando al fabbisogno 2012, il Tesoro precisa anche che – rispetto al valore riportato nella Nota di aggiornamento del Def (documento di economia e finanza) dove risultava pari a 45,34 miliardi – il dato finale contiene 3 miliardi in più per effetto dell’anticipazione, al mese di dicembre, del pagamento delle quote dei mutui da parte delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali alla Cassa depositi e prestiti. Per quanto riguarda dicembre, si fa notare che – oltre al buon andamento delle entrate fiscali e in particolare dell’Imu – c’è stato anche «il versamento per circa 400 milioni di tributi, contributi previdenziali e assistenziali e premi per l’assicurazione obbligatoria, sospesi per favorire il superamento delle conseguenze del sisma del maggio 2012». Un introito extra di circa 1,7 miliardi è stato realizzato invece grazie alla vendita di quote Sace e Simest alla Cassa depositi e prestiti.
Sul fronte dei pagamenti, rispetto all’analogo mese di dicembre 2011, si segnalano l’aumento della spesa per interessi ed il pagamento delle quote dei mutui da parte delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali alla Cassa depositi e prestiti (nel 2011 slittarono al mese di gennaio 2012 per via di una diversa calendarizzazione).
Guardando a solo quattro anni fa il salto all’indietro è stato notevole: nel 2009 il fabbisogno raggiungeva la quota record di 86,8 miliardi, rispetto ai 48,5 stimati
per il 2012, è stato realizzato quasi un dimezzamento. D’altra parte controlli e regole – dal Capodanno di quest’anno – sono decisamente lievitati. Nella Ue è infatti già  scattato il «Fiscal compact»: se si vuol restare in Europa i conti pubblici devono tornare, a partire dal pareggio di bilancio.

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