Lo scandalo alla Bbc Stupri e coperture per cinquant’anni

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LONDRA — Lo sapevano, eccome, che Jimmy Savile era un pervertito e non l’eccentrica e generosa star della Bbc omaggiata del titolo di baronetto, nonché l’amico simpatico della famiglia reale e di Margaret Thatcher, dei direttori della Bbc, di parlamentari della destra e della sinistra, senza dimenticare gli attori, il bel mondo salottiero e aristocratico, il bel mondo della musica alternativa, pop e rock che gli andavano dietro. Già  nel lontano 1955 una ragazzina di 14 anni si era presentata alla polizia di Manchester per raccontare che quel buffo ex minatore albino, magro-magro e coperto di vestiti dai colori sgargianti, aveva tentato di violentarla. E l’ascoltarono? Macché. Chiusero in un cassetto. Come se nulla fosse. E lasciarono correre.
Il Crown Prosecution Office, l’ufficio dell’accusa, ora si cosparge il capo di cenere e chiede scusa ma scoprire a quasi sessant’anni di distanza dalla denuncia battuta a macchina a Manchester che Jimmy Savile, ormai morto, è stato «uno dei più prolifici predatori sessuali della storia britannica» (parole testuali nelle 30 cartelle di rapporto finale delle indagini) ha il sapore dello scandalo e della vergogna. Già , perché il presentatore, dj radiofonico, mattatore del piccolo schermo coccolato della Bbc, osannato per avere raccolto la bellezza di 40 milioni di sterline da devolvere alla organizzazioni no-profit (sua candida e ben studiata copertura), per mezzo secolo ha molestato, irretito, violentato bambine e bambini, adolescenti e adulti: 450 vittime, il più giovane di otto anni, la più matura di 47, la maggioranza fra i 13 e i 16, 214 crimini accertati.
Potevano incastrarlo prima che se ne andasse, evitando di celebrarlo ai funerali, come una delle figure più rappresentative della storia del costume e della radio-televisione britannici. Avevano le prove in tasca ma per negligenza o paura hanno fatto finta di niente. E adesso il pentolone rovescia il suo squallido contenuto di porcherie.
Jimmy Savile, forte della celebrità  raggiunta, adescava impunito. Che fosse nei camerini della Bbc, nella sua Rolls Royce, nel caravan pure suo, nelle stanze degli ospedali pediatrici di Londra (al Great Ormond Street) o di Leeds, 13 strutture sanitarie che frequentava e che in alcuni casi gli avevano regalato un appartamentino privato, lui si accaniva come una bestia. In pubblico raccontava di «non avere proprio nulla da nascondere ai milioni di fan» e di essere candido come un fiore, lo cullavano perché dietro quel modo vistoso di presentarsi c’era, sostenevano, un cuore grande così. Mentiva lui, pieno di fobie (conservava i vestiti della mamma quasi fossero reliquie sacre). Mentivano i colleghi di lavoro: che fosse un pervertito era lampante, addirittura lo vedevano. E sono stati zitti. La prima denuncia è del 1955, si diceva. E l’ultima, una donna, del 2009. Gettate nella spazzatura.
Un campionario di orrori. La polizia immobile. Il Crown Prosecution Office in silenzio. Gli amici complici. Gli ospedali compiacenti. E la Bbc, la «zietta» (auntie la chiamano gli inglesi) rossa di vergogna.
I suoi studi di registrazione, dietro le quinte, sono stati set di film a luci rosse e di violenze. Qualcuno aveva adocchiato e riferito ai piani alti. Ma, chissà  come, la solfa conclusiva era sempre: «Non vedo, non sento e non parlo». Al punto che nel 2012, quando la trasmissione di approfondimento Newsnight volendo costruire una serie celebrativa di Jimmy Savile e avendone scoperto l’indole deviata, si era autocensurata cancellando il servizio. Per quale motivo? Non è finita qui: dipinto Jimmy Savile per ciò che era, resta aperto il capitolo sul circolo delle persone poco perbene che lo hanno coperto.
Per mezzo secolo e più.
Fabio Cavalera


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