«Un missile provocò la strage di Ustica»

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ROMA — Né bomba, né cedimento strutturale. Fu un missile. E lo Stato deve risarcire i familiari della strage di Ustica. Per la prima volta una sentenza definitiva, quella della terza sezione civile della Corte di Cassazione, depositata ieri, ricostruisce una responsabilità  da sempre negata, quella delle «amministrazioni». E precisa: «Non c’è dubbio che avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli e l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare». La tesi che ad abbattere il DC9 dell’Itavia, precipitato il 27 giugno del 1980 a largo di Ustica, fu un missile, scrive la suprema Corte, «è abbondantemente e congruamente motivata».
Così, quasi trentatrè anni dopo, i giudici mettono un punto fermo alla vicenda. Il ministero della Difesa e quello delle Infrastrutture e Trasporti sono responsabili di ciò che accadde quella notte agli 81 passeggeri, inclusi 11 bambini, di quell’aereo. E quindi devono procedere al primo risarcimento quantificato in 110 milioni di euro. Per ora è stato fissato l’obbligo di rifondere le spese legali: pari a circa 6 mila 300 euro.
Certo la sentenza non fa, né poteva farla, maggiore chiarezza su chi e perché causò l’abbattimento dell’aereo. Anzi genera anche una contraddizione con la sentenza penale che accreditava l’ipotesi dell’esplosione interna all’aereo. Ma dà  un po’ di sollievo ai familiari delle vittime che, assieme alla presidente Daria Bonfietti, chiedono: «Ora si trovino gli autori».
Per adesso i giudici confermano la tesi del Tribunale di Palermo, accolta dalla Corte d’Appello, e respingono il ricorso dei ministeri. In tema di responsabilità  civile, scrivono, «una volta dimostrata in giudizio la sussistenza dell’obbligo di osservare la regola cautelare omessa, e che l’evento è di quelli che la norma mirava ad evitare attraverso il comportamento richiesto, non rileva ai fini dell’esonero dalla responsabilità  che il soggetto abbia provato la non conoscenza concreta dell’esistenza del pericolo».
«Bastava un minimo di buon senso per capire che ad abbattere il DC9 Itavia fosse stato un missile», constata, amaro, Antonino De Lisi, uno dei ricorrenti, che perse la sorella e il nipote. E aggiunge: «Fu un’azione di guerra e ora bisogna chiarire le responsabilità  internazionali». Lo stesso Tribunale di Palermo, aveva confermato quello scenario di battaglia: con il DC9 a fare da scudo a un altro aereo. Le perizie avevano dimostrato che un secondo velivolo viaggiava «parallelo al DC9, a una distanza di 1,04 miglia» mentre attorno si notavano anche «le tracce di velivoli non identificati». Protesta l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Tricarico: «Ai tanti poteri oscuri dell’Italia bisogna aggiungere il Partito del Missile, in grado di far prevalere la tesi che il procedimento penale aveva rigettato come fantascienza».
«La Sicilia si costituirà  parte civile», esulta il governatore grillino, Rosario Crocetta. «La Cassazione potrebbe aver dato la parola definitiva», dichiara Pier Luigi Bersani (Pd). «Ciò dimostra come l’Italia in quel periodo fu succube inerte di poteri forti» aggiunge Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). E l’Idv e Rifondazione chiedono ora di «abolire il segreto di Stato».
Virginia Piccolillo


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