Mali, i francesi espugnano la roccaforte islamista

by Sergio Segio | 27 Gennaio 2013 8:45

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BAMAKO (Mali) — Dopo tre o quattro giorni di bombardamenti «chirurgici» che hanno distrutto le difese dei ribelli islamici, le truppe francesi di terra, assieme ai soldati maliani, hanno dato l’assalto e conquistato Gao, roccaforte degli integralisti nel Nord del Mali. Nelle mani dei terroristi di Al Qaeda per un Maghreb Islamico (Aqmi) restano ora solo due grandi città : Timbuctù e Kidal.
L’attacco a Gao è cominciato ieri mattina all’alba. I francesi hanno prima preso l’aeroporto, a sei chilometri dalla città , poi il ponte di Wabarya, via di entrata nell’abitato. A quel punto si sono fermati in attesa che nello scalo arrivassero i loro colleghi di rinforzo aviotrasportati da Bamako. Quindi lentamente e con circospezione sono entrati in città .
Considerata la capitale dei ribelli, Gao era stata catturata dai militanti del Mujao, Movimento per l’Unicità  e la Jihad nell’Africa Occidentale, nella primavera 2012. Nei giorni scorsi, sotto il tiro dei Mirage francesi, gli islamici avevano abbandonato la città  dove sono rimasti solo dei cecchini che hanno tirato sui soldati francesi e su quelli maliani in perlustrazione per le strade alla ricerca di sacche di resistenza.
Prima di lasciare Gao il capo del Mujao, Walid Abu Saharawi, ha proposto di aprire negoziati per la liberazione dell’ostaggio francese, Gilbert Rodrigo Léal, catturato il 19 novembre 2012. Ieri mattina alcuni residenti, sentiti al telefono satellitare dal Corriere della Sera, hanno confermano che erano cominciate le operazioni per mettere in sicurezza la strade e le case negli otto quartieri della città . «Non c’è resistenza e gli alleati sono entrati senza problemi. Ogni tanto si sentono delle sparatorie ma sembrano risposte a tiri isolati, come se ci fossero dei cecchini». Il nostro interlocutore è un tuareg che teme le rappresaglie dei soldati maliani, accusati negli ultimi giorni di aver effettuato esecuzioni sommarie di presunti sostenitori dei qaedisti. «Devo mettermi subito in contatto con i francesi per cercare protezione; la maggior parte di noi non è certamente fondamentalista. Siamo stati presi in ostaggio dai ribelli che hanno conquistato questa città  e imposto la sharia. Cosa potevamo fare? Se ci fossimo ribellati, ci avrebbero ucciso».
Da Niamey è arrivata la notizia che soldati nigerini e ciadiani sono in marcia verso Gao. Tra i compiti dei primi bloccare l’eventuale via di fuga degli integralisti verso il vicino Niger mentre i ciadiani dovranno assicurare la sicurezza dell’ex roccaforte islamica.
L’avanzata dei francesi ha provocato una defezione tra i radicali, soprattutto tra i sostenitori di Ansar Dine, il gruppo tuareg guidato da Iyad ag Ghali. Tre giorni fa il portavoce dell’organizzazione, Alghabasse ag Intalla, ha annunciato la secessione fondando il MIA (Movimento Islamico dell’Azawad, così si chiama il territorio tuareg del Nord Mali). Ieri il colonnello tuareg Kamou ag Meinly (ag in lingua tamashek vuol dire figlio di), ex ufficiale dell’esercito maliano che aveva aderito ad Ansar Dine ed era membro dello stato maggiore dell’ala militare, ha annunciato di aver lasciato il movimento e di aver aderito all’Mnla (Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad). I suoi uomini controllano Leré una città  tra Diabaly e Timbuctù.
L’Mnla, formato da personalità  eminentemente laiche, è stato il primo gruppo armato che ha combattuto nel marzo dello scorso anno le truppe governative cacciandole dal Nord del Mali. Subito dopo però è stato sopraffatto dai tre movimenti islamici, Ansar Dine, Aqmi e Mujao, ha perso influenza ed è quasi del tutto scomparso. Ora esiste una nuova fazione «I firmatari con il sangue», del feroce emiro Muktar Belmuktar, l’uomo che ha rivendicato il recente attacco all’impianto per la produzione del gas in Algeria, il cui quartier generale si trova a Tausà , una località  a 100 chilometri a nord di Gao in direzione di Kidal, dove si stanno concentrando tutte le forze islamiche in fuga.
Massimo A. Alberizzi

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