Mutui casa e prestiti alle imprese, la grande frenata delle banche

by Sergio Segio | 11 Gennaio 2013 6:25

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ROMA — Sulle spiegazioni del fenomeno economisti, ma soprattutto banche e imprese si dividono. Ma sul fatto che il credito all’economia si stia sempre più assottigliando nessuno discute. Ieri la Banca d’Italia ha fatto il punto sulla situazione nell’ultimo scorcio dell’anno, nel mese di novembre in particolare. Ebbene le cifre non lasciano dubbi sulla nuova stretta dei finanziamenti bancari non solo alle imprese ma anche alle famiglie: per le prime il calo su base annua ha raggiunto il 3,4% dal 2,9% di ottobre. Ed è un record, il valore più alto mai raggiunto da quando esiste questo tipo di statistica.
Per le famiglie la diminuzione è stata dello 0,3% dopo il ribasso dello 0,1% di ottobre. Per ritrovare una cifra con segno meno davanti bisogna risalire ai mesi a cavallo tra il 2008 e il 2009, quelli dello scoppio della crisi all’indomani del crollo della Lehman Brothers. Tale dato, quello relativo al calo dei prestiti delle famiglie, viene fatto risalire alla caduta dei mutui per l’acquisto della casa che a sua volta dipende dalla contrazione del numero delle compravendite, causata dalla paura di indebitarsi per l’incertezza sull’evoluzione della crisi, ma anche dalle condizioni più restrittive offerte allo sportello dove non si accolgono più a braccia aperte i potenziali acquirenti di immobili. Ai giovani, ma non solo, le aziende di credito rispondono sempre più spesso di no. Il motivo, dicono le banche, è tecnico e attiene alla difficoltà  a finanziarsi sul mercato — con l’emissione di obbligazioni — a lungo termine. A fronte della conclusione di un mutuo la banca infatti deve aver raccolto sul mercato risorse con scadenza di pari durata. Invece la liquidità  a disposizione con più abbondanza delle aziende di credito è soprattutto a breve come i fondi ottenuti dalla Bce. Nel fornire i dati sulla raccolta Bankitalia ha precisato che continuano a tenere i depositi che sono saliti in novembre del 6,6%, accelerando dal 4,7% di ottobre, mentre per le obbligazioni c’è stato un rallentamento al 10,6% dall’11,9%. Quanto ai tassi di interesse, sui mutui sono rimasti stabili al 4,05% (4,06% a ottobre) mentre sui nuovi prestiti alle imprese sono stati nella media pari al 4,49% (4,51% nel mese precedente) per importi inferiori ad 1 milione di euro e al 3,06% (3,02%) per importi superiori.
A ricevere i finanziamenti col contagocce, però, sono soprattutto le imprese, in particolare piccole e medie: il dato record di un calo del 3,4% allarma. «È un problemaccio: è la raccolta bancaria a medio termine. Tante le cause. In questi giorni lavoriamo a soluzioni per mutui alle famiglie» ha commentato stringatissimo su Twitter il ministro per lo Sviluppo, l’ex banchiere Corrado Passera.
La spiegazione della raccolta difficile riguarda, comunque, solo in parte le imprese. Le banche in questo caso non prestano denaro perché c’è ancora «un avversione al rischio», ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi. «Manca la domanda», affermano i banchieri indicando a testimonianza la caduta degli investimenti industriali. Le richieste di finanziamento riguardano per lo più ristrutturazione di debiti e allungamenti di scadenze ma non obiettivi produttivi, aggiungono citando i dati negativi sulle sofferenze, cioè sui prestiti non rimborsati, il cui tasso di crescita sui dodici mesi viaggia sul 16,7%. Del resto gli accordi Abi- Associazioni imprenditoriali sulla moratoria dei debiti ha coinvolto 80 mila aziende e ha interessato 9 miliardi di finanziamenti in essere. La colpa è delle banche che hanno contribuito ad aggravare gli effetti della crisi restringendo i cordoni del credito, accusa di contro la piccola e media industria colpita dal prolungarsi della recessione. Una recessione che ha portato nel 2012 una caduta del Pil (Prodotto interno lordo) del 2,1%, un tonfo dei consumi del 3,2% e il crollo dell’8% degli investimenti. E che per ora spiega tutto.

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