Nuove regole per le agenzie di rating, l’Europa fa un passo avanti

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Negli ultimi anni queste agenzie sono state al centro di pesanti critiche. In primo luogo tre sole agenzie dominano il mercato e hanno un potere enorme: Moody’s, Standard&Poor’s e Fitch. Abbassare il voto di un’impresa o di uno Stato equivale a segnalare agli investitori che l’emittente il titolo è più rischioso. Per attrarre i capitali, lo stesso emittente sarà  costretto a offrire dei tassi di interesse superiori, il che significa oneri finanziari maggiori e, in ultima analisi, un peggioramento dei conti. È già  preoccupante che un’agenzia privata possa avere una tale influenza su un’impresa, figuriamoci su uno Stato sovrano che si trova a dipendere da una A in più o in meno per riuscire a finanziare il proprio debito pubblico a tassi accettabili.
Le agenzie di rating sono inoltre pagate dalle imprese per dare un voto alle loro emissioni. In pratica il controllato paga il controllore, il che pone un problema di conflitto di interessi piuttosto evidente. Non solo. Le stesse agenzie forniscono servizi di consulenza a chi vuole emettere un prodotto finanziario. Prima spiegano alle banche come strutturare un’obbligazione perché questa riceva un voto alto, poi danno un giudizio sullo stesso titolo.
Ancora, queste agenzie sono state criticate per la loro mancanza di indipendenza e per gli stretti legami con alcune delle maggiori banche d’affari del mondo, ovvero soggetti che da un lato emettono dei titoli che dovranno poi ricevere un rating e che dall’altro investono sui mercati proprio in base allo stesso rating.
Più in generale, i giudizi espressi sono stati sempre più messi in discussione. Secondo il premio Nobel Paul Krugman, il 93% dei voti dati alle obbligazioni basate sui mutui subprime sono stati rivisti al ribasso, spesso passando in pochi mesi da «tripla A» a «titolo spazzatura» dopo lo scoppio della crisi. Un caso proverbiale di come chiudere la stalla quando i buoi sono già  scappati.
Per questo, tra i diversi interventi necessari per cambiare le regole della finanza, un capitolo di grande rilevanza riguarda proprio le agenzie di rating, da una parte per risolvere i conflitti di interesse, dall’altra per ridurre il potere che hanno sulle finanze e quindi sulle politiche economiche degli Stati sovrani. Tra le novità  più importanti introdotte dal parlamento europeo, viene aumentata la trasparenza obbligando le agenzie a illustrare i parametri chiave che le hanno portate a formulare un dato parere. Ancora, un investitore potrà  citarle per danni in caso di giudizio infondato. Vengono inoltre messi dei limiti alla pubblicazione dei rating sui debiti sovrani. Per diminuire il peso dei giudizi delle agenzie, banche e altri soggetti finanziari sono invitati a sviluppare delle proprie capacità  per valutare il rischio di credito, mentre nel medio periodo la Commissione europea potrebbe sviluppare delle proprie linee guida.
Dei passi in avanti sostanziali, anche se occorrerà  verificare l’impatto delle misure proposte e se queste saranno sufficienti. A volere vedere il bicchiere mezzo pieno, qualcosa si sta finalmente muovendo su scala europea riguardo la regolamentazione finanziaria. Pensiamo anche alla tassa sulle transazioni finanziarie così come a diverse proposte legate ai derivati, alla trasparenza sui mercati e su altri temi. Il lavoro sulle agenzie di rating sembra confermare la capacità  delle istituzioni europee di intervenire per cambiare le regole del gioco, quando c’è la volontà  politica di farlo.
Nello stesso momento, il peso delle lobby finanziarie fino a oggi è riuscito a rallentare e annacquare molti dei tentativi di riforma. Sei anni dopo lo scoppio della crisi dei mutui subprime, l’impegno ripetuto dai leader politici in ogni consesso internazionale dal G20 in poi di chiudere per sempre la finanza-casinò è ben lontano dall’essere mantenuto. Da un lato la finanza speculativa è ripartita a pieno ritmo, dall’altro i cittadini continuano a pagare il prezzo di una crisi causata proprio dall’ipertrofia e dalla mancanza di regole del mondo finanziario. 
Occorre riportare la finanza a essere uno strumento al servizio dell’economia e della società , non il contrario come avviene oggi. Il voto del parlamento europeo sulle agenzie di rating è un passo nella giusta direzione. Ma è un passo. Per uscire dalla situazione attuale, e soprattutto per evitare di ripiombare in futuro in una crisi analoga, la strada è ancora lunga, e dovremmo anche metterci a correre.


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