Pakistan, guerra alla campagna antipolio sette volontarie uccise dai Taliban

by Sergio Segio | 2 Gennaio 2013 9:25

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CI SONO la paranoia e l’oscurantismo più becero dietro l’attacco dei fondamentalisti alle donne delle organizzazioni non governative che operano in Pakistan. La rabbia rivolta contro le persone impegnate a vaccinare i bambini contro la poliomielite e a insegnar loro l’Abc è talmente bestiale che nemmeno i Taliban pachistani, molto più radicali e inclini al fanatismo dei più pragmatici colleghi afgani, hanno voluto rivendicare l’attentato di ieri in cui sei donne e un uomo sono stati massacrati a colpi d’arma da fuoco da quattro assassini a bordo di due motociclette.
I sette operatori, tutti di nazionalità  pachistana, lavoravano con l’ong Support With Working Solutions al centro comune Ujala, con una clinica e una scuola. Il nome in pashto significa “Luce”. Ma nessun raggio ha illuminato la visione ottusa di chi vuole imporre agli altri un proprio Medioevo immaginario, di chi guarda le fiale dei vaccini antipolio e anziché pensare al passato, alle generazioni di sciancati inabili e costretti a mendicare, vede tentativi di sterilizzare e di spiare la popolazione musulmana.
L’agguato si è svolto a Swabi, 75 chilometri a nord-ovest di Islamabad, in quella che fino a poco tempo fa si chiamava provincia di Nord-Ovest e ora si chiama Khyber Pakhtunkhwa. La zona è a un passo dalla zone tribali autonome e dal Waziristan, ed è una roccaforte del Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp), l’organizzazione ombrello che raccoglie gran parte dei gruppi di “studenti coranici” al di qua del confine, di cui non hanno avuto ragione nemmeno le offensive delle forze governative di Islamabad e gli assassini mirati con i droni statunitensi.
Ma finora gli operatori della ong non avevano subito minacce, nemmeno nelle sedi aperte in Waziristan: c’era solo stato un pronunciamento dei Taliban contro i vaccini. Per il resto, l’apertura di centri medici e scuole era stata ben accolta dalle comunità  interessate, sin dall’arrivo della ong nel 1992. Più che la presenza straniera, nel mirino del Ttp ci sono le autorità  pachistane, che invece sono rispettate dai Taliban afgani della shura di Quetta, la formazione vicina al mullah Omar, con cui spesso le autorità  di Islamabad adottano una politica di tolleranza se non di supporto diretto.
A dimostrare l’odio verso la politica pachistana, soprattutto per le frange più “occidentalizzate”, il Ttp ci ha pensato anche con una moto carica di esplosivo che ha ucciso quattro persone su un pulmino a Karachi. Le vittime erano militanti del Muttahida Qaumi, il “Movimento nazionale unito”, di ispirazione liberale filo-occidentale, arrivati in città  da altri centri per una manifestazione politica. Non saranno le sole, ha annunciato il portavoce del Ttp Ihsanullah Ihsan, aggiungendo che «i prossimi attentati saranno di gran lunga più importanti».
Ma se le tattiche sanguinarie sono in qualche misura entrate in una atroce quotidianità , a suscitare nuovo orrore è il rifiuto dei vaccini in quanto opera di un nemico. In questo caso, il nemico è la modernità . C’è un precedente indimenticabile: la leggenda, diffusa nella cultura popolare dal film Apocalypse Now, secondo cui i Vietcong tagliavano le braccia ai bambini vietnamiti vaccinati dalle truppe Usa. Un mito, appunto, senza prove storiche concrete, ma diventato simbolo del rifiuto totale, a qualsiasi costo, del “nemico”, anche nelle sue vesti umanitarie. Ma contrariamente al caso afgano, per il fanatismo dei Taliban pachistani non c’è nemmeno la debole attenuante di quella che viene letta come “invasione”.
Solo nell’ultimo mese nove operatori della campagna di vaccinazione sono stati assassinati, la maggior parte in questa regione. Le scuole vengono fatte saltare in aria, gli insegnanti rapiti e uccisi. Insomma, il nemico non è un esercito colonizzatore a bordo di carri armati — che in Pakistan non c’è — ma la schiera di insegnanti e medici, concepiti come portatori di una cultura straniera, pericolosa, contaminante.

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