Pressione fiscale, record del 45% Consumi ridotti del 2,9%
A certificare la situazione ci ha pensato ieri l’Istituto di statistica, secondo il quale il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è sceso ancora nel terzo trimestre del 2012 dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti e del 4,4% nei confronti del terzo trimestre del 2011. Nei primi nove mesi dell’anno scorso, secondo l’Istat, il potere d’acquisto in termini correnti si è ridotto, così, del 4,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non basta, perché il reddito disponibile diminuisce, come la spesa e gli investimenti delle famiglie, e lo stesso accade con le imprese non finanziarie, che vedono scendere sia i profitti che gli investimenti.
E questo mentre la pressione fiscale ha raggiunto livelli elevatissimi, al punto che il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che «l’economia italiana sta morendo di troppe tasse e c’è bisogno che gli schieramenti che si confrontano per le elezioni politiche dicano come intendono affrontare il problema».
Nel terzo trimestre le entrate sono cresciute del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre nei primi nove mesi la crescita, sull’anno precedente, è stata del 2,7%. L’incidenza delle entrate sul prodotto interno lordo, considerando anche i contributi (scesi dello 0,3% nel terzo trimestre rispetto al secondo), è salita nel periodo giugno-agosto 2012, al 45,7%. E peggio andrà nei prossimi mesi, quando sulle entrate si scaricherà anche il gettito del saldo Imu pagato a dicembre, che farà schizzare il rapporto tra entrate e Pil ben oltre il 50% (era già arrivat0 al 54,4% a fine 2011).
Sono le entrate, tuttavia, a sostenere il discreto andamento del bilancio pubblico, visto che anche la spesa cresce. Secondo i dati Istat, nel terzo trimestre c’è stato un incremento dell’1,5%, che porta la crescita dei primi nove mesi dell’anno scorso, rispetto allo stesso periodo del 2011, al più 1,4%, ovvero al 44,8% del Pil. Fatto sta che, grazie alle tasse e ai contributi, il bilancio pubblico galleggia. Nel terzo trimestre l’indebitamento netto è stato dell’1,8% del Pil, contro il 2,5% dello stesso periodo 2011, mentre nei primi nove mesi il rapporto tra deficit e Pil è stato del 3,7%, lo 0,5% in meno sul 2011.
Il livello è ancora distante dal 2,6% concordato con la Ue per l’intero 2011, ma tradizionalmente nell’ultimo trimestre dell’anno si registra un forte miglioramento dei saldi. Questa volta contribuirà anche la spesa per gli interessi sul debito, grazie alla discesa dello spread, che tuttavia continua a pesare come un macigno. Non fosse per gli interessi su Bot e Btp il bilancio sarebbe in attivo: nel terzo trimestre il saldo primario (al netto degli interessi, appunto) è stato positivo per 11,5 miliardi, pari al 3% del Pil.
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