Rogo nel sottopasso, muoiono due clochard “Avevano acceso un fuoco per scaldarsi”

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   ROMA — Un falò improvvisato con qualche cartone per difendersi dal freddo, nel ventre di un tunnel che di lì a poco si sarebbe trasformato in un inferno di fuoco. Avevano scelto come rifugio un’uscita d’emergenza del sottopassaggio di Corso d’Italia, vicino al centro di Roma, i due clochard morti nella notte fra sabato e domenica nell’incendio divampato nel labirinto di tunnel sotterranei, dove vivono in condizioni disperate decine di senza fissa dimora, a pochi metri dalle luci glamour di via Veneto.
Vigili del fuoco e polizia non sono ancora riusciti a ricostruire l’identità  dei due stranieri. Quando i soccorsi sono arrivati alle 4 del mattino, i corpi dei senzatetto,
morti per asfissia e carbonizzati dalle fiamme, erano irriconoscibili. I materassi ridotti a uno scheletro, i cartoni a cumuli di cenere e una schiera di bottiglie di birra in un angolo. Vicino ai cadaveri sono stati trovati i documenti di uomini di nazionalità  somala, tra i 25 e i 30 anni. Generalità  che, fanno sapere dalla questura, potrebbero però appartenere ad altri immigrati.
Per gli agenti del commissariato Salario-Parioli, diretto da Antonio Pignataro, le due vittime, forse ubriache, non sarebbero riuscite a controllare il fuoco che avevano acceso per superare una delle notti più rigide dell’anno, con i suoi due gradi sotto zero. La polizia lascia comunque aperte tutte le piste. Al momento c’è un’unica certezza: i due vivevano di espedienti. Lo confermano Pietro e Paolo Miolli, due fratelli baresi di 28 e 35 anni che da 8 mesi abitano in uno dei sottopassaggi di piazza Fiume, a pochi metri dal luogo della tragedia: «Erano posteggiatori abusivi, lavoravano qui nel parcheggio dei taxi». Nel racconto di Paolo spunta poi un terzo uomo: «Alle 2 di notte abbiamo visto un uomo gettare cartoni e un materasso nel rifugio dei somali per alimentare le fiamme. Poi si è allontanato. Era alto, di colore e indossava un piumino nero».
I due fratelli pugliesi, finiti a Roma dopo aver perso il lavoro, non hanno confermato però la loro versione in commissariato. La polizia per ora esclude il dolo e parla di morte accidentale. La procura di Roma, intanto, ha aperto un fascicolo sulla morte dei due. Gli accertamenti sono affidati al pm Alberto Galanti. Nessuna ipotesi di reato, per il momento, ma è stata disposta l’autopsia sui due corpi carbonizzati. Non è la prima tragedia che avviene nei sottopassi romani, dove trovano rifugio centinaia di senzatetto fra degrado e disperazione.
Mercoledì scorso, proprio in uno dei tunnel vicino a via Veneto, era stato trovato il corpo di un uomo di 50 anni circa, morto di stenti fra topi e sporcizia. Ecco perché le associazioni cattoliche chiedono ora di censire tutti i siti che offrono riparo ai senza fissa dimora. Se per il sindaco Gianni Alemanno «ci vorrebbe la possibilità  di ricovero coatto», Pd, Fli e Rivoluzione civile puntano il dito contro «l’inadeguatezza del sistema d’accoglienza dell’amministrazione ». Mentre la Comunità  di Sant’Egidio invita ad «aumentare gli sforzi per far fronte a un disagio che con l’inverno e la crisi si sta allargando sempre più».


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