Roubini: allarme rientrato per Roma e Madrid decisivo l’esito del voto

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ROMA – «Non mi stupisce la discesa dello spread, ricolloca i rapporti fra i Paesi in un più realistico equilibrio. Ma l’Italia potrà  fare ancora meglio. Certo, tutto dipende a questo punto dall’esito delle elezioni». Nouriel Roubini, il guru della New York University, l’esegeta di ogni fase di questa lunghissima crisi, segue con crescente passione le vicende italiane: «Se posso fare insieme un auspicio e una previsione, ci vorrebbe una convincente vittoria del centrosinistra e poi un’alleanza con Monti. La stabilità  conseguita darebbe fiducia ai mercati e permetterebbe di continuare il cammino verso il risanamento».
Sul piano interno l’Italia resta in gravissima difficoltà . A cosa si deve quest’insperato miglioramento del clima?
«Dovete tutti ringraziare Mario Draghi. O meglio, dovete ringraziare questo comune sentire delle banche centrali di tutto il mondo, a partire dalla Fed. Sull’impronta di Bernanke, le banche centrali giapponese, inglese, svizzera e ora anche europea, hanno tutte imbracciato la filosofia del quantitative easing. La decisione di Francoforte di intervenire senza limitazioni sui titoli degli Stati in difficoltà  è una variante di quest’approccio. Ed è stata decisiva. Però c’è anche da dire che l’Italia, così come gli altri Paesi in difficoltà , ha fatto buona parte di quanto doveva».
Dobbiamo aspettarci una fase di sospensione della fiducia in vista delle elezioni?
«Non necessariamente. La speculazione, proprio perché stoppata dalla Bce, resta ferma. Il quadro mondiale ed europeo è sensibilmente migliorato, con un’incrementata liquidità . La sensazione internazionale del rischio associato con Paesi come Italia o Spagna è diminuita in modo marcato. I prossimi sviluppi per l’Italia dipendono da tre elementi: 1) se l’andamento della liquidità  internazionale si manterrà  confortante; 2) se la crisi dell’economia reale e dei consumi ha raggiunto il fondo come appare possibile; 3) come andranno le elezioni».
Il fattore-Monti è decisivo?
«Diciamo che rappresenta un asset a livello internazionale che sarebbe un peccato non giocarsi. Nessuno crede alle ripicche incrociate col Pd. Se vorranno, potranno benissimo fare un accordo post-elettorale che lo veda ministro dell’Economia o in qualche altra posizione chiave».
Monti però finora ha garantito solo la stabilità  monetaria. E il recupero economico? Draghi ha detto che verso la fine del 2013 finirà  finalmente la recessione.
«Non sono del tutto sicuro che sia quello il momento o non si debba attendere l’inizio del prossimo anno. In ogni caso per tutto il 2014 la crescita in Italia si manterrà  sotto l’1%. La ripresa sarà  molto lenta, e dipenderà  ora più che mai dal contesto europeo. Non dimentichiamo che l’attuale rasserenamento deriva in buona parte, oltre che dalla Bce, dal fatto che la Germania ha deciso finalmente di tenere la Grecia dentro l’euro. Ma vi ricordate quando i ministri tedeschi pubblicamente sostenevano che Atene doveva uscire dalla moneta unica? Niente più di tutto questo. Si sono accorti che una fine disordinata avrebbe significato un disastro per tutti. Atene è addirittura tornata sui mercati, mentre vi ha fatto il suo debutto l’Esm. Tutti fattori estremamente positivi, e il riflesso è lo spread dell’Italia a 250. Ora la Germania dovrebbe fare un passo in più e varare qualche misura espansionistica paneuropea utilizzando il surplus valutario che, ormai quasi unica, detiene. Sarebbe un ulteriore segnale positivo che potrebbe dare la Merkel prima delle elezioni, per marcare con chiarezza il punto che la Germania non punta alla dissoluzione dell’euro. E da voi, Berlusconi dovrebbe stare più attento alle sue affermazioni contro l’euro e Bruxelles per non guastare questo delicato equilibrio».
Però è vero che la linea del rigore a tutti i costi sta portando a tensioni sociali esasperate. O no?
«Così come ha esagerato la Germania ad imporre una linea di eccessivo rigore, e ora se ne sta rendendo conto, ha altrettanto calcato troppo la mano il governo italiano. Con la conseguenza di provocare eccessive sofferenze nella popolazione. In questa campagna elettorale si sta cercando proprio questo, da parte delle forze più responsabili: come garantire la prosecuzione del “montismo” con un tocco di umanità  in più».


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