Stupro di gruppo, arma di guerra di governo e ribelli

Loading

Solo ad Aleppo, dove dallo scorso luglio si combatte una battaglia tra governativi e ribelli per il controllo della città , sarebbero morte 82 persone, uccise in un attentato devastante nella facoltà  di ingegneria informatica compiuto nel primo giorno di una sessione di esami. I feriti sarebbero almeno 160. Una fonte militare ha assicurato che l’esplosione è stata provocata da due missili terra-aria sparati dai ribelli.
Nell’ateneo sono ospitati anche sfollati che avevano lasciato le loro abitazioni a causa dei combattimenti nei quartieri più critici. L’università  di Aleppo si trova nella zona occidentale della città , sotto il controllo delle forze governative e questo, secondo i media statali, proverebbe che i jihadisti in lotta contro il regime di Damasco non esitano a colpire obiettivi civili. Altre 50 persone sarebbero morte tra lunedì notte e ieri mattina, in pesanti bombardamenti governativi avvenuti in varie zone del paese, in particolare a Hula, nella provincia di Homs, dove già  in passato erano state denunciate stragi di civili.
Intanto la Russia, che sostiene il presidente Bashar Assad, ha definito «Controproducente e inopportuna», la proposta della Svizzera che sia la Corte penale internazionale dell’Aia ad indagare sui crimini di guerra commessi in Siria.
Una richiesta sostenuta da 57 paesi (tra i quali l’Italia ma non gli Stati uniti) e già  sottoposta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. «Riconoscendo che la responsabilità  è in primo luogo della Repubblica araba siriana – hanno scritto la Svizzera e gli altri firmatari – notiamo con rammarico che Damasco non ha fino ad ora risposto alle ripetute richieste della comunità  internazionale di consegnare alla giustizia i presunti autori di gravi reati».
Crimini che non commette solo il regime, come dimostrano gli attentati contro obiettivi civili – come quello di ieri all’università  di Aleppo – che compiono i ribelli armati e in particolare i jihadisti del Fronte al Nusra. Un rapporto diffuso due giorni fa dall’International Rescuee Committee denuncia, ad esempio, lo stupro sistematico di donne e bambine, rapimenti, violenze e omicidi di siriane da parte sia dei gruppi ribelli che delle forze governative.
Durante le interviste realizzate tra i profughi in Libano e Giordania, proprio la violenza sessuale è stata indicata come una delle principali ragioni per le quali tante famiglie hanno deciso di lasciare la Siria. «Molte donne e ragazze – si legge nel rapporto – hanno riferito di essere state aggredite in luoghi pubblici o nelle loro case, soprattutto da uomini armati. Questi stupri, a volte di gruppo, avvengono spesso di fronte a membri della famiglia». In altri casi donne e ragazze sono state rapite, violentate, torturate e uccise. «La fine della guerra civile – ha avvertito l’IRC – non porterà  necessariamente alla fine delle violenze settarie, anzi, la violenza potrebbe aumentare».
Intanto, se l’opposizione siriana continua a chiedere l’addio immediato al potere di Assad come base per l’avvio di qualsiasi progetto di transizione politica, il vice ministro degli affari esteri Jihad Moqdad da parte sua ha spiegato alla Bbc che il «raìs» potrebbe presentarsi legittimamente alle prossime elezioni presidenziali del 2014 per ottenere un nuovo mandato. «Perché escluderlo? – ha detto Moqdad – il presidente e gli altri candidati dovranno rivolgersi al popolo, presentare i loro programmi ed essere eletti dal popolo. Saranno le urne a decidere il futuro della Siria». «Perché escludere X o Y dal processo democratico? Questa non è democrazia ma pseudodemocrazia», ha concluso il vice ministro degli esteri.


Related Articles

Show di unità fra Barack e Angela Il presidente americano è scettico sull’idea di una soluzione militare

Loading

Obama si rende conto che diplomazia e sanzioni contro Mosca fin qui non hanno funzionato, ma continua a non credere che possa esistere una soluzione militare della crisi

JSF-F35: il Governo firma l’intesa, altro strappo al programma elettorale

Loading

Il sottosegretario alla Difesa ha siglato oggi a Washington il protocollo d’intesa che prevede la produzione, il supporto e il

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment