Tornano le stanze in affitto, un’entrata in più in famiglia

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Un ritorno al passato che viene segnalato da Immobiliare.it, sito di annunci del settore. Le famiglie che decidono di affittare una parte della casa in cui vivono sono in aumento del 14% rispetto ad un anno fa, del 26,5% se allarghiamo il confronto agli ultimi due anni. In termini assoluti il fenomeno è ancora un pezzetto della torta: considerando solo Milano e Roma, sul sito ci sono 8 mila annunci di appartamenti in affitto. E 300 stanze offerte in condivisione, la vecchia pigione in versione social. Perché una scelta del genere? «Per molti — dice Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it — la lampadina si è accesa con la seconda rata dell’Imu. Hanno capito che la casa costa anche se non si deve pagare un affitto. E, piuttosto che venderla, ne mettono a reddito una parte».
Si affitta la stanza lasciata vuota dal figlio ormai cresciuto, per arrotondare le entrate e addolcire quella che i sociologi chiamano la sindrome del nido vuoto. Come un professore milanese in pensione che cerca uno «studente giovane» e, tra gli optional, inserisce anche «qualche lezione di inglese». Ma a chiedere l’affitto condiviso sono soprattutto i lavoratori fuori sede, il 58% della domanda, che durante il giorno stanno poco in casa e al venerdì tornano nella loro città . Loro perché scelgono questa strada?
Rispetto ad una stanza affittata in modo tradizionale, cioè con altre persone ma senza il padrone di casa dentro, si risparmiano tra i 50 e i 75 euro al mese. Senza considerare la flessibilità  di una formula del genere che può essere utilizzata anche per poche settimane. E che nella maggior parte dei casi prevede un accordo in nero: Immobiliare.it dice una volta su due, forse anche di più.
La stessa tendenza, poi, riguarda gli uffici. Il calo del giro d’affari può portare alla riduzione del personale e quindi ad avere delle stanze libere. Per questa categoria l’offerta di affitti parziali è più che raddoppiata nell’ultimo anno. L’avvocato o l’imprenditore cedono un pezzo dello studio o dell’ufficio ad un prezzo più conveniente rispetto a quello tradizionale. Un modo per ridurre i costi, certo. Ma forse la sindrome del nido vuoto c’entra anche qui.


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