Un giorno senza nascite, per sciopero

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ROMA — Sale parto chiuse per sciopero. Potrebbe accadere in Italia, e sarebbe un inedito. La serrata è annunciata per il prossimo 12 febbraio: ginecologi e ostetriche degli ospedali pubblici e privati, 15mila professionisti, hanno annunciato il loro primo sciopero nazionale. Per 24 ore niente parti cesarei programmati, niente visite, nessun esame. Millecento nascite a rischio rinvio, si calcola.
In serata, richiamato dal clamore e dalla solidarietà  data ai ginecologi da sinistra e da destra, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha convocato tutte le sigle sindacali coinvolte per venerdì prossimo, ma l’annuncio della protesta è una prima volta nella travagliata storia della sanità  italiana.
Il settore vuole richiamare l’attenzione su due questioni: i tagli che «stanno mettendo in ginocchio la sanità » e l’esplosione dei contenziosi medico-legali, che rendono ormai impossibile «lavorare in serenità ». Da qui tre richieste prioritarie alle forze politiche in vista delle elezioni: «Certezza del finanziamento per la sanità , impegno ad applicare immediatamente la riforma dei punti nascita approvata ormai due anni fa, garanzia di misure immediate sulla responsabilità  professionale in Sanità ». Se non ci saranno risposte, le sigle mediche proclamano un secondo sciopero (questo più scontato): riconsegna ai Comuni dei certificati elettorali, niente voto, quindi, alle prossime elezioni.
Il presidente della Federazione sindacale medici dirigenti Fesmed, Carmine Gigli, dice: «Il livello dei contenziosi è così alto che il medico è diventato diffidente e applica una medicina difensiva». L’eccesso di esami, e questi sono calcoli del ministero, costa al Servizio sanitario dai 12 ai 15 miliardi l’anno. A fronte di migliaia di denunce l’anno contro i ginecologi, la classe medica più colpita dopo i chirurghi, il 99% dei procedimenti viene archiviato senza alcuna condanna. Su 357 procedimenti penali conclusi contro sanitari, secondo i dati più recenti, solo due si sono risolti con una condanna. Sono stati archiviati il 98,8% dei casi di lesione colposa e il 99,1% dei giudizi per omicidio colposo.
Le denunce contro i medici e i sanitari si sono triplicate negli ultimi 15 anni arrivando a 33.682 nel 2010 (ultimo dato disponibile). Ogni anno in Italia si avviano 250 i procedimenti penali contro i medici. E il nostro paese è, inoltre, tra i pochi a non avere una legge che definisca l’atto medico: oggi il chirurgo viene perseguito per lesioni allo stesso modo di chi investe una persona per strada.
«I ginecologi hanno paura di entrare in sala parto», questo lo dice il presidente della Società  italiana di ginecologia Sigo, Nicola Surico, «non hanno tutela assicurativa perché gli ospedali non la garantiscono più. Un ginecologo non può pagare polizze da 6mila euro l’anno». Le cause penali, è l’accusa, spesso diventano «il deterrente per avere risarcimenti civili esorbitanti». E sul contenzioso medico-legale i ginecologi bocciano anche il recente decreto Balduzzi, che «non ha offerto soluzioni».
L’Autorità  di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici ha precisato ieri che «non è ancora pervenuta alcuna proclamazione di sciopero». Per ora, il livello di scontro sindacale è mantenuto allo “stato di agitazione”. Il Tribunale per i diritti del malato critica gli scioperi «contro i cittadini ».


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