Un mondo cattolico spiazzato dalle priorità  del Professore e dal vecchio schema bipolare

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Più che una novità , è una conferma. Si tratta di un mondo diviso, che non è riuscito a trovare un simulacro di compattezza nemmeno intorno al premier uscente, Mario Monti. D’altronde, nelle ultime settimane anche dalle gerarchie ecclesiastiche erano arrivati segnali contraddittori nei confronti di Palazzo Chigi.
Il riconoscimento del ruolo positivo svolto dal governo dei tecnici dopo la coda disastrosa del centrodestra berlusconiano è stato quasi unanime, come corale è stato il disappunto per la ricandidatura del Cavaliere. Intorno alla creazione della lista centrista di Monti si erano create molte aspettative: anche se alcuni vescovi avrebbero preferito vederlo nel ruolo di federatore di un fronte opposto alla sinistra e più impegnato sui cosiddetti «valori non negoziabili». Per questo negli ultimi giorni si è notata maggiore prudenza. L’investimento sul premier uscente non è venuto meno ma è diventato più guardingo. Chi nel Pdl aspettava segnali da Monti per lasciare il partito è rimasto deluso; ed ha cominciato a dare voci alle componenti della Cei che avrebbero voluto una maggiore attenzione ai «temi cattolici». Il Pd è riuscito ad arruolare diversi esponenti dell’associazionismo, spiazzando la tesi di una sinistra «inospitale». E l’idea di organizzare un’altra riunione dei movimenti più vicini alla Chiesa, con la partecipazione del presidente del Consiglio, si è rivelata sempre più complicata.
Sta emergendo quel filone «sociale» che guarda con gratitudine e insieme con qualche distinguo la politica economica di Monti. La disoccupazione in crescita e una crisi destinata a durare rendono tutti più inquieti. E la catena di precisazioni su un rapporto della Commissione europea con critiche all’Imu sulla prima casa, smentite in serata, ha fornito un argomento polemico a chi, nell’«asse del Nord» e a sinistra, vuole riscrivere la cosiddetta «agenda Monti». Dopo le prime notizie, il presidente del Consiglio aveva ribattuto che in realtà  l’Imu è stata chiesta all’Italia proprio dall’Ue.
Siamo stati costretti ad aumentare le tasse, ha ricordato, «perché alcuni irresponsabili stavano facendo deragliare il Paese»: un riferimento a Berlusconi e al Carroccio, e ai pericoli di un baratro finanziario nell’autunno del 2011. Ma per gli avversari, il malinteso è manna elettorale. Viene utilizzato dal centrodestra per far dimenticare il più possibile il passato recente; e per colpire il premier uscente sul fronte internazionale che ha sempre costituito la sua prima fonte di legittimazione: un’operazione spregiudicata che però nessuno vuole lasciarsi sfuggire. Pier Luigi Bersani si sente vincente e gongola: «Il Pd è la lepre da inseguire».


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