Vendetta di Al Qaeda per la guerra in Mali

Loading

PARIGI — «I terroristi ci hanno detto di avere minato la base», dice uno degli ostaggi in una delle ultime telefonate. Sono 41 gli occidentali — 13 norvegesi, 7 americani, 5 giapponesi, alcuni francesi e britannici — prigionieri dei terroristi islamici che alle quattro e mezza del mattino di ieri hanno preso d’assalto una centrale per l’estrazione del gas a In Amenas, in Algeria, al confine con la Libia.
Nell’attacco un cittadino britannico e un algerino sono stati uccisi. I terroristi chiedono il ritiro della Francia dal Mali, e la liberazione di un centinaio di detenuti. Nella notte, dopo che le autorità  di Algeri avevano subito rifiutato qualsiasi negoziato, le forze speciali algerine erano pronte a intervenire.
«Oltre agli stranieri, prigionieri nella base ci sono anche 150 miei dipendenti locali», dice Régis Arnoux, presidente del gruppo francese Cis che fornisce catering e appoggio logistico alle piattaforme per petrolio e gas in molti Paesi.
L’azione degli islamisti è la risposta all’intervento della Francia in Mali e alla concessione fatta dall’Algeria di poter sorvolare il proprio territorio per condurre i bombardamenti nel Nord.
«Apparteniamo alla brigata Khaled Aboul Abbas di Mokhtar Belmokhtar», ha detto uno dei terroristi, chiamando in causa uno dei capi storici di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), detto «il guercio» o «l’imprendibile».
La missione in Mali, giunta al suo settimo giorno, si complica con il coinvolgimento del potente vicino settentrionale, l’Algeria, e la cattura di sette cittadini degli Stati Uniti, Paese ancora segnato dall’uccisione dell’ambasciatore Chris Stevens al consolato di Bengasi: l’unità  di intervento creata dopo quell’occasione (forse di stanza a Sigonella, in Sicilia) è in stato di allerta, il segretario alla Difesa, Leon Panetta, in visita a Roma avverte che «gli usa faranno tutto il necessario per gestire la situazione». La centrale assalita è frutto di una joint venture tra il colosso britannico British Petroleum, la società  nazionale Sonatrach e i norvegesi di Statoil.
In Mali sono cominciati intanto i combattimenti «corpo a corpo» tra le truppe di terra francesi e gli islamisti. I blindati francesi giunti dalla Costa d’Avorio sono entrati a Diabali, il villaggio a soli 400 chilometri dalla capital Bamako che due giorni fa era stato conquistato dai jihadisti; i soldati di Parigi cercano di stanare i terroristi asserragliati nelle case. L’obiettivo della Francia è ricacciare i ribelli il più possibile verso il Nord, in attesa che la Ecowas, la forza internazionale dei Paesi dell’Africa occidentale, sia in grado di subentrare.
A Parigi il presidente della Repubblica, Franà§ois Hollande, ha tenuto un discorso ai giornalisti in occasione degli auguri di inizio anno. Lontano dal microfono, Hollande ha poi dato qualche informazione non ufficiale: a suo avviso i terroristi della centrale algerina non sono venuti dal Mali ma dalla vicina Libia, che è al cuore di tutta la vicenda. Hollande ricorda che gran parte delle armi e molti uomini di Al Qaeda provengono dalla Libia, fattore destabilizzante della regione.
Non bisogna poi sopravvalutare la motivazione ideologica di quelli che Hollande chiama «terroristi» e non «islamisti». Almeno una delle tre formazioni ribelli, il Mujao (Movimento per l’unione e la jihad nell’Africa occidentale), è in realtà  composta da trafficanti di droga legati alle grandi reti internazionali: più che la jihad cercano un corridoio sicuro verso l’Europa.


Related Articles

Se la Russia ridiventa strategica

Loading

MOSCA — Il Cremlino sa bene che qualsiasi vuoto di potere si venga a determinare in una regione viene ben presto riempito da qualche potenza ansiosa di allargare il suo ruolo internazionale: avvenne con lo scioglimento dell’Urss all’inizio degli anni Novanta quando la Russia scomparve dallo scacchiere mediorientale.

Fine dell’incubo, Mastrogiacomo è libero

Loading

Il giornalista di «Repubblica» liberato dopo due settimane di prigionia in Afghanistan nelle mani dei talebani La trattativa giunta a

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment