Alla sbarra il genero del re Vacilla il sistema Juan Carlos

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MADRID — Appena tre giorni fa il leader dei socialisti catalani, Pere Navarro, ha chiesto a re Juan Carlos I di Borbone di rinunciare al trono di Spagna. «Sulla Repubblica discuteremo più avanti, per ora abdichi a favore del figlio Felipe». È stato l’unico politico spagnolo ad osare tanto. Eppure, quello di Navarro, non è un colpo di testa, ma un’altra breccia che si apre alle fondamenta della monarchia spagnola. Nelle chiacchiere da metropolitana, la popolarità  della corona è ai minimi storici. Non sono stati solo indipendentisti catalani a fischiare il re alla finale di Coppa di basket. Sul palcoscenico di Internet lo sbeffeggio ai reali è un’abitudine. E ormai i giornali, anche i filomonarchici, parlano apertamente dell’ex amante tedesca del re. Un anno fa era impensabile.
Il consenso si sta sgretolando. Il pupazzo inventato dal dittatore Franco, il burattino che seppe tagliarsi i fili, diventare uomo e opporsi al golpe del colonnello Tejero, in trent’anni ha consumato il suo credito. Colpa sua, delle troppe amiche e delle spese offensive per un Paese alle corde. Non si può andare a caccia di elefanti, spendere 30 mila euro per un proiettile, dopo aver dichiarato con gli occhi lucidi che la disoccupazione «toglie il sonno». La colpa però è anche di un genero, Ià±aki Urdangarin, che, forse, ha tentato di imparare troppo in fretta il «sistema Juan Carlos». Troppo in fretta e soprattutto senza averne né i meriti storici né il savoir faire. Dov’è lo stile quando l’ex campione di pallamano che ha sposato l’infanta Cristina, diventando duca di Palma si firma con un gioco di parole troppo volgare per tradurlo fedelmente? «Duque Em Plama…ado», duca attizzato. Che famiglia è questa che incassa 8 milioni di appannaggio pubblico per rappresentare la Spagna?
Oggi Ià±aki Urdangarin dovrà  comparire come imputato di evasione fiscale, corruzione, traffico di influenze. L’augusto parente rischia grosso. Ci sono una montagna di prove e testimonianze che lo accusano. Con un socio, che ora gli si è rivoltato contro e che minaccia di trascinare lui e il Palazzo nel fango, avrebbe incassato milioni di euro (chi dice 6, chi alza a 20) per fingere di organizzare convegni, incontri, studi per conto di province e comuni. Enti pubblici diversi, ma tutti sensibili alle necessità  della Famiglia e, forse, questo è l’ultimo sospetto, agli appelli diretti del re Borbone. Spese gonfiate, fatture false, paradisi fiscali.
Le colpe dei generi, di solito, non ricadono sui suoceri. Le mail compromettenti, però, sì. Corrispondenza sospetta è approdata persino sul New York Times dopo aver fatto capolino su El Mundo. Scrive un segretario di Urdangarin all’amica del re: «Gentile signora Sayn-Wittgenstein, le invio il curriculum vitae richiesto da Sua Maestà  di Spagna». Il CV era del real genero e doveva servire alla signora per procacciare un nuovo lavoro all’ex atleta. «Juan Carlos lo avrebbe preferito nel campo dello sport, in una ong o una fondazione» dice una fonte anonima del quotidiano americano. Ma è più di una raccomandazione. Ha l’aria di un’ammissione di colpa. Urdangarin all’epoca della mail aveva già  un lavoro, che gli rendeva molto bene. Peccato che fosse, probabilmente, ben oltre il limite della legge. Se il re ha cercato di allontanare il marito della figlia da quel business, ipotizza il New York Times, era perché sapeva del marcio. L’esatto contrario di quanto sempre sostenuto dalla Casa Reale.
La Spagna non sarà  il paradiso delle virtù, ma neppure un inferno di acquiescenza. Nell’ultimo libro inchiesta sui reali, «Urdangarin, un arrampicatore alla corte di Juan Carlos» di Eduardo Inda e Esteban Urreiztieta, si racconta di come fu il monarca a spingere verso l’alto le ambizioni del genero e, di conseguenza, le sue necessità  economiche. «Mia figlia è nata in una reggia, non può vivere in un appartamentino da 300 metri quadri», avrebbe protestato. Il risultato fu l’acquisto di un palazzetto a Barcellona che costava a Urdangarin 20 mila euro di mutuo al mese. Dove li poteva prendere l’ex nazionale di pallamano? Il 3 marzo Juan Carlos sarà  operato di ernia al disco. La settima operazione in due anni. Ha 75 anni, ma, fa sapere, nessuna intenzione di abdicare. Sarà  il processo Urdangarin a convincerlo?
Andrea Nicastro


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