Depenalizzata quella «terapeutica», l’importante è pagarsela da sé

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Il 30 gennaio, il Senato della Repubblica ceca ha dato il via libera definitivo alla legalizzazione dell’uso di marijuana per scopi terapeutici. Arriva così una prima vittoria per il fronte antiproibizionista tramite una legge che, presentando numerose luci e ombre, non lascia spazio a facili entusiasmi.
«Si tratta di una svolta per tutti coloro che hanno scoperto gli effetti terapeutici della cannabis nell’affrontare le patologie più gravi della nostra epoca», sottolinea Petr Vicha, il capogruppo al Senato della Cssd (partito socialdemocratico), che detiene alla Camera alta una maggioranza assoluta.
Tuttavia, la legge è passata con un voto bipartisan sia alla Camera che al Senato, e ora basterà  soltanto la firma del presidente uscente Vaclav Klaus, affinché entri in vigore. Ma i senatori socialdemocratici sottolineano una prima mancanza grave della norma: le cure con uso della cannabis non saranno rimborsate dall’Assicurazione pubblica nazionale. Il paziente con patologie gravi, come l’Alzheimer o la Sla, potrà  quindi farsi prescrivere la cannabis dal proprio medico, ma dovrà  pagarsi di tasca propria la cura. «Se non si riuscirà  a convincere le compagnie assicurative pubbliche di pagare almeno in parte dei costi della cannabis a scopo terapeutico, la legge rimarrà  una lettera morta», ammette Petr Vicha.
Un altro passaggio controverso è il divieto di autocoltivazione della cannabis utilizzata nelle cure mediche. La legalizzazione dell’autocoltivazione è un cavallo di battaglia dei movimenti antiproibizionisti, che ogni anno danno vita al Milion Marihuana March, tradizionalmente una delle manifestazioni più grandi tra quelle che si tengono a Praga. I movimenti infatti temono che la legalizzazione della cannabis a scopi di cura porti soltanto alla creazione di un nuovo segmento di mercato dei farmaci, mentre sarebbe auspicabile che il malato possa coltivare e rifornirsi di canapa, senza dover ricorrere ai circuiti dell’industria farmaceutica. E anche il procedimento per il rilascio della licenza per la coltivazione, assai complesso dal punto di vista burocratico, preclude la partecipazione all’iter di rilascio della licenza di singoli o di cooperative di malati.
Nonostante la legge approvata alla fine di gennaio, la legalizzazione completa dell’uso di marijuana rimane assai lontana. È noto come la Repubblica ceca sia in vetta alle classifiche del consumo della cannabis, il cui uso occasionale fa parte ormai dello stile di vita dei giovani. Per altro verso, il paese non registra dei tassi elevati di uso delle cosiddette «droghe pesanti», un dato che sconfessa la retorica dei proibizionisti, secondo cui l’uso di cannabis favorirebbe il passaggio ad altri tipi di droghe.
La classe politica ceca, in maggioranza piuttosto conservatrice su questa tema, ha dunque adottato una «strategia distensiva». L’attuale Legge sulle sostanze stupefacenti prevede la depenalizzazione per la detenzione di «quantità  minori a piccole dosi». Una formulazione fumosa, concretizzata solo di recente da una circolare del Ministero degli interni, che ha però soltanto un ruolo orientativo.
Sulla regolazione dell’uso della cannabis vige una sorta di rapporto di reciproca desistenza. Da una parte i politici si astengono dal proporre una legislazione meno ambigua, mentre i consumatori si accontentano di una situazione di sostanziale opacità . E questo equilibrio potrà  essere spezzato soltanto da un atto forte di disobbedienza, che faccia reagire il potere, oppure – più probabilmente – dai paesi vicini, come la Germania, che chiedono alla Repubblica ceca una legislazione più vigorosa e restrittiva.


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