Effetto incertezza sul voto Borsa giù, spread a quota 293

Loading

ROMA — Sui mercati ieri ha girato tutto contro: l’incertezza sull’esito delle elezioni politiche, il calo inaspettato degli indici europei di fiducia della piccola e media impresa e pure, dall’esterno, la paura che la Federal Reserve blocchi i suoi interventi di stimolo all’economia.
Il risultato è stato la caduta delle Borse, con Milano in testa alla classifica delle perdite con un calo del 3,13%, e il risveglio delle tensioni sugli spread col differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi di uguale durata salito a sfiorare i 300 punti base. Precisamente ha chiuso a 293 punti con i tassi dei titoli italiani al 4,50% e con quelli dei titoli tedeschi in calo. I bonos spagnoli hanno mostrato un analogo andamento, con lo spread salito a quota 364 punti e i tassi del decennale al 5,22% dopo il buon risultato delle aste di Madrid a medio e lungo termine per 4,2 miliardi di euro. Per il Tesoro la verifica sarà  fatta invece nei primi giorni della prossima settimana quando saranno offerti in asta Ctz, Btp e Bot: si inizierà  lunedì ad urne ancora aperte e l’incertezza sul voto, sulla formula politica che prevarrà  al termine dello spoglio, potrebbe condizionare il comportamento degli investitori come si è visto già  ieri.
Certo non è solo la politica a surriscaldare il clima dei mercati: ci sono i negativi segnali dell’economia reale, con il calo di fiducia delle piccole industrie manufatturiere e dei servizi ad influire e soprattutto c’è il timore di una svolta della politica della Fed. Le minute sulla riunione di gennaio del direttivo della Banca centrale Usa, che vengono rese pubbliche a differenza di quanto avviene nella Bce, hanno infatti mostrato come alcuni componenti abbiano sottolineato l’importanza di essere preparati a variare il ritmo del programma di acquisto titoli, magari interrompendo prima del previsto il piano di interventi da 85 miliardi di dollari al mese, avviato per stimolare l’economia in risposta ai cambiamenti del quadro economico e ai miglioramenti in particolare del mercato del lavoro. Tale posizione, ieri ha contribuito a rafforzare il biglietto verde nei confronti dell’euro che in chiusura di giornata veniva scambiato a 1,3212 dollari da 1,3283 di mercoledì.
Le Borse europee (ma anche Wall Street ha aperto in ribasso) sono andate tutte male. Londra ha ceduto l’1,60%, Parigi arretra del 2,29%, Francoforte dell’1,84% e Madrid dell’1,60%. Piazza Affari è stata la più negativa, complice la crescente incertezza politica a due giorni dal voto: la caduta è stata del 3,13%. Sul listino milanese hanno pesato i ribassi delle banche, penalizzate dalla risalita dello spread ma l’unica blue chip positiva è stata Parmalat, grazie alle attese di un nuovo maxidividendo in arrivo.
Sulle prospettive dell’economia italiana ieri ha parlato il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan secondo il quale per tornare a crescere l’Italia ha bisogno di «politiche strutturali ad ampio spettro» sul fronte del mercato del lavoro, della concorrenza e della governance della pubblica amministrazione.
Stefania Tamburello


Related Articles

Esportazioni, una medicina pericolosa

Loading

Il terminal della Dp World Ltd nel porto di Tarragona, Spagna, agosto 2010  Il terminal della Dp World Ltd nel porto di Tarragona, Spagna, agosto 2010 Bloomberg via Getty Images

I tagli e le riforme imposte ai paesi periferici fanno parte di una strategia per aumentare la competitività  internazionale e ridurre il debito grazie agli avanzi con l’estero. Ma oltre all’impoverimento delle famiglie, si rischia di scatenare una guerra commerciale con Asia e Stati Uniti.

Cade il mito del debito Usa L’America declassata

Loading

Bocciatura di S&P, il dollaro perde la tripla A. Possibili altri tagli Obama all’attacco: ci sono errori. Ora impegno comune del Congresso

Prezzi bassi e alta Qualità  non bastano l’Ambiguità  cinese Spaventa i Mercati

Loading

Il mondo cambia in fretta e non è sempre facile adattarsi ai cambiamenti: neanche per i campioni. Prendete quello che accade intorno a Huawei, azienda simbolo del miracolo cinese, che in pochi anni è diventata il numero due mondiale nelle tecnologie di comunicazione.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment