Fondi neri ai Popolari La «paghetta» di Rajoy nei quaderni del partito

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MADRID — Nessuna paga extra, bustarella o mancetta per i vertici del Partido Popular. La formazione del premier spagnolo Mariano Rajoy smentisce tutto. Annuncia querele. Professa innocenza. Eppure tre pagine de El Paà­s sono lì piene di numeri e nomi in bell’ordine. Entrate e uscite. A penna. Dal 1990 al 2009. Prima in pesetas poi in euro. Sarebbero la prova di una metodica contabilità  di partito totalmente in nero. Tanto le entrate (in odore di tangente) quanto le integrazioni di stipendio nascoste al fisco e agli elettori. Uno scandalo che viene dopo quello che ha coinvolto i socialisti in Andalusia e la stessa famiglia reale con il genero del monarca sotto processo. Ora tocca ai vertici dello stesso governo in carica. L’opposizione pretende chiarezza. La segretaria generale dei Popolari, Marà­a Dolores de Cospedal, si difende con le lacrime agli occhi: «Non c’è niente, niente di vero».
Se è una polpetta avvelenata è davvero ben fatta, assemblata con molta pazienza. Nella colonna delle entrate compaiono i nomi di personaggi del mondo imprenditoriale spagnolo, soprattutto costruttori, alcuni dei quali finiti poi in un’inchiesta sulla corruzione di amministrazioni locali rette dal Pp in cambio di licenze, permessi edilizi, commesse pubbliche. Il cosidetto caso Gà¼rtel. Nei 15 anni analizzati dal quotidiano spagnolo risultano ingressi per 7,5 milioni.
Nella colonna delle uscite ci sono i pesi massimi del Partido Pupular, segretari e vicesegretari politici, dall’attuale primo ministro Rajoy, a J.M. che è facile e suggestivo interpretare come l’ex primo ministro José Maria Aznar, all’ex genio economico dei popolari (quel Rodrigo Rato poi precipitato nel buco di Bankia ripianato dagli aiuti europei) fino all’attuale segretaria generale Dolores de Cospedal. A scorrere le cifre negli anni appaiono regolarmente 2.500 euro mensili in versamenti ai membri della cupola del partito. Per l’attuale premier, quando era segretario generale, sono segnati 25.200 euro l’anno. Nella colonna delle uscite, di tanto in tanto anche spese più normali per un’organizzazione politica. Aiuti per 18 mila euro alla vedova di un consigliere comunale ucciso dai terroristi baschi dell’Eta; finanziamenti ad un sito Internet di informazione e analisi politica; 160 mila euro per il guru dei sondaggi, Pedro Arriola. Infine, con la stessa scrittura ordinata, compaiono rimborsi o ciò che potrebbero sembrare generosi giustificativi per «spese di rappresentanza»: nel dicembre del 2006 vengono annotati 9.100 euro di uscita per «abiti Mariano» e 667 per le «cravatte del presidente», due anni dopo, in aprile, 11.020 euro ancora per «Vestiti M.R.».
I segretari, i vicesegretari, il sondaggista, tutti gli imprenditori citati che sono stati raggiunti dai giornalisti hanno smentito. Tanto lo stipendio occulto quanto le donazioni. La numero due del Pp, Dolores de Cospedal, parla di congiura «proprio mentre il Paese sta risollevandosi». Solo uno dei personaggi citati nei quaderni ha ammesso di aver ricevuto i soldi contabilizzati. È Pà­o Garcà­a Escudero, presidente del Senato, che nel 2000 ottenne un prestito di 5 milioni di pesetas che restituì poco alla volta.
I conti pubblicati da El Paà­s sarebbero di Luis Barcenas, l’ex potente tesoriere del Pp. È lui ad aver lavorato per 19 anni in tandem con Alvaro Lapuerta, l’altro cassiere dei Popular. Anche Barcenas nega l’esistenza di una contabilità  parallela. La sua parola ha però ormai poco credito tra gli spagnoli. Nell’inchiesta Gà¼rtel l’ex tesoriere ha dovuto ammettere di possedere un conto in Svizzera con 22 milioni di euro, 11 regolarizzati in extremis con uno «scudo fiscale».
Da giorni il premier Rajoy ha fatto partire due inchieste (una interna, riservata, e una esterna che sarà  resa pubblica) per chiarire i legami tra il caso Gà¼rtel e i 22 milioni di Barcenas. Ora lo scoop del Paà­s. Domani, d’urgenza, è convocato il Comitato Esecutivo del Pp. Ci sarà  molto da spiegare per curare le ferite di quest’ultimo insulto a una Spagna piagata dalla disoccupazione.


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