I manifestanti contro i tagli invitano Mariano Rajoy a fare come il papa

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MADRID. C’erano i medici, con i loro camici bianchi; i professori, vestiti di verde; gli impiegati pubblici, scesi in piazza indossando una maglietta nera; e poi pensionati, giovani, esponenti del 15-M, politici, gente di ogni età  e di ogni estrazione, tutti scesi in piazza per dire basta ai tagli, agli scandali e alle politiche di austerità  del governo di Mariano Rajoy.
Una moltitudine variopinta composta da migliaia di persone, che sabato scorso hanno riempito la madrilena Plaza de Neptuno, ormai luogo simbolo della dissidenza cittadina a due passi da parlamento. La manifestazione è stata convocata dalla Marea ciudadana unida, una piattaforma a cui aderiscono più di 300 collettivi sociali, che hanno sfilato compatti «contro i tagli, per una vera democrazia». Lo slogan ha collegato idealmente Madrid ad altre 16 città  spagnole, anch’esse scenario delle varie proteste organizzate nel giorno dell’anniversario del fallito colpo di stato, che il 23 febbraio del 1981 cercò di rovesciare la giovane democrazia spagnola.
La scelta della data ovviamente non è stata casuale: «se quello era un golpe militare, questo che stiamo vivendo è un golpe finanziario», hanno dichiarato gli organizzatori. Con i colpi di forbice al posto di quelli di pistola. Un’allusione che non è piaciuta al portavoce del governo regionale di Madrid Salvador Victoria, che ha paragonato i pacifici manifestanti di sabato ai militari golpisti, suscitando le proteste di tutta l’opposizione e infiammando in particolare Izquierda Unida, che sabato era presente al corteo.
In questa ennesima protesta di piazza da quando governa il Pp (il 2012 ha fatto registrare un incremento del numero di manifestazioni del 74% rispetto all’anno precedente) slogan e cartelli si sono adeguati con corrosiva fantasia all’attualità  politica: oltre all’onnipresente forbice barrata – vero e proprio logo delle contestazioni anti-governo – sono comparse migliaia di buste, brandite al grido di «le tue bustarelle sono i miei tagli», con riferimento allo scandalo di tangenti che sta travolgendo il Partido popular. Nemmeno il papa poteva mancare, chiamato in causa per illuminare la via al premier Rajoy: «Mariano fai come il papa», si leggeva su alcuni cartelli. Numerose, tra i mille colori del corteo, anche le macchie viola delle bandiere repubblicane, accompagnate da slogan contro il genero del re, Ià±aki Urdangarin, coinvolto in un giro di corruzione che sta mettendo nei guai la casa reale.
E, infatti, proprio di «perdita di legittimità  delle istituzioni» hanno parlato gli organizzatori nel comunicato congiunto, letto dopo il minuto di silenzio osservato con le mani in alto da tutta la piazza, come a voler simulare una rapina. Un momento che ha rappresentato il culmine della manifestazione, avvenuta sotto gli occhi di 1.400 poliziotti antidisturbios e svoltasi pacificamente finché, in tarda serata, si sono verificati incidenti in vari punti della città , soprattutto nei pressi delle stazione ferroviaria di Atocha. Ci sono stati lanci di pietre e incendi di cassonetti terminati con l’arresto di 45 persone (9 minorenni), 17 delle quali rilasciate durante la nottata. Le immagini circolate subito dopo i fatti mostrano volti insanguinati tra i manifestanti e scene di violenza da parte delle forze dell’ordine: una costante delle ultime manifestazioni, che sabato ha contato 40 feriti. Di questi, 9 appartengono alla Policia nacional, che dice di avere sequestrato manufatti esplosivi simili a quelli usati durante le manifestazioni greche.


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