Il centrodestra cresce ma è sotto di oltre 7 punti

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Il dato che maggiormente caratterizza la distribuzione attuale delle intenzioni di voto è l’incremento del Pdl, a seguito anche (ma non solo) delle «proposte choc» enunciate dal Cavaliere nei giorni scorsi. Secondo la gran parte dei sondaggi, compreso il nostro, il partito di Berlusconi avrebbe nettamente superato la soglia psicologica del 20%. Qualche altro istituto rileva ancora per il Pdl valori inferiori: ma tutti concordano sulla ascesa, più o meno accentuata, dell’ultimo periodo. Occorre sottolineare che le interviste sono state effettuate nei giorni immediatamente successivi alle dichiarazioni del Cavaliere: la reazione immediata potrebbe forse avere accentuato il sostegno per quest’ultimo. Vedremo nelle prossime, ultime, due settimane se il trend positivo per il Pdl continuerà  (il Cavaliere ha già  annunciato nuove «proposte choc») oppure si arresterà  o si invertirà : in fondo, anche il forte recupero del Pd lo scorso dicembre a seguito delle primarie vide poi un aggiustamento. Resta il fatto che la crescita mostrata sin qui dal principale partito del centrodestra è notevole: ancora alla fine del 2012 si collocava attorno al 16-17% e oggi è al 22%. Il complesso della coalizione del centrodestra si avvicina — senza tuttavia averlo raggiunto — all’obiettivo del 30%.
La «tenuta» di Bersani
Nell’altro campo la coalizione di centrosinistra mantiene ancora oggi la netta maggioranza delle intenzioni di voto, collocandosi tra il 37% e il 38%. La distanza dal centrodestra è dunque ancora ragguardevole e supera i 7 punti percentuali: un divario che il Cavaliere pensa di recuperare nei prossimi giorni, ma che è obiettivamente assai difficile da colmare.
Monti cala (poco). Exploit di Grillo
Ma nello scenario elettorale — e nella composizione del prossimo Parlamento — si muovono almeno altri tre protagonisti importanti. Il centro, rappresentato da Monti e dai suoi alleati, che subisce negli ultimi giorni un lieve ridimensionamento, ma che continua a conquistare una parte rilevante dell’elettorato, pari a circa il 13%. L’ex magistrato Ingroia, collocato all’estrema sinistra, che mantiene il 4-5% delle intenzioni di voto. E, last but not least, Grillo, il cui consenso ha visto un ulteriore incremento (anche, sicuramente, a seguito degli scandali di vario genere che ancora si sono manifestati negli ultimi giorni) e ottiene oggi il 14-15%. Un così largo supporto per una forza che si oppone vivacemente a tutti i partiti tradizionali (e che, come si è già  documentato su queste colonne, rappresenta il partito più popolare in assoluto tra i giovani che affrontano per la prima volta il voto) dovrebbe fare riflettere questi ultimi, anche in vista della futura presenza in Parlamento di così tanti esponenti del Movimento 5 Stelle.
La gara in Lombardia
La ancora larga distanza che separa il centrosinistra dal centrodestra (seppure significativamente inferiore a quella registrata qualche settimana fa) parrebbe assicurare tuttora una netta vittoria alla coalizione guidata da Bersani e, di conseguenza, grazie alla legge elettorale attuale, una larga maggioranza (55% dei seggi) alla Camera dei Deputati. Per il Senato, come si sa, la situazione è assai più complessa, in quanto la normativa in vigore prevede l’assegnazione in ogni Regione del premio di maggioranza, in proporzione ai seggi assegnati a ciascuna. Ciò comporterebbe, per il centrosinistra, la sicurezza di avere la maggioranza anche in Senato solo in caso di vittoria in tutte (o quasi) le competizioni regionali. Ma i risultati dei sondaggi suggeriscono sin qui uno scenario forse diverso: è vero che nella grande maggioranza delle Regioni la coalizione di Bersani appare prevalere, ma il Veneto (che assegna al partito che prevale ben 14 seggi) risulta per ora appannaggio del centrodestra e in due Regioni-chiave (per ampiezza di popolazione e, di conseguenza, numerosità  dei seggi in palio) quali la Lombardia e la Sicilia, il risultato sembra ancora molto incerto. Nella prima (per la quale risultano in competizione 49 seggi sui 315 complessivi del Senato) è la coalizione di centrodestra a raccogliere sin qui la maggioranza relativa dei voti, conquistando così i 27 seggi comprensivi del premio di maggioranza. Ma la differenza, di soli 3 punti (è bene ricordare che i sondaggi, pur se effettuati su un numero ampio di interviste, nel nostro caso 1.500 per ciascuna Regione, comportano un margine di approssimazione del 2,5%) impedisce di attribuire con certezza questa Regione. Va ricordato inoltre che in Lombardia si tengono anche le elezioni per il presidente della Regione che hanno un’influenza anche sul comportamento per le politiche. Stando agli ultimi sondaggi, si riscontra, anche in questo caso, una situazione di quasi parità , con il centrodestra (Maroni) in lieve vantaggio nella Regione, ma il centrosinistra (Ambrosoli) con più consensi nel capoluogo, a Milano.
L’incertezza in Sicilia
In Sicilia si riscontra la stessa situazione all’inverso: qui è in vantaggio il centrosinistra (acquisendo, di conseguenza, 14 seggi comprensivi del premio di maggioranza), ma la distanza è ancora inferiore e non raggiunge i tre punti percentuali. L’incertezza nella distribuzione dei seggi al Senato comporta dunque una analoga indeterminazione, sino a questo momento, sull’esito complessivo della elezione e, di conseguenza, sulla composizione del futuro governo. Anche se l’ipotesi più probabile rimane quella della coalizione tra il centrosinistra di Bersani e il centro guidato da Monti.
In conclusione, è bene ricordare che la fotografia scattata dai sondaggi che qui presentiamo (e che abbiamo effettuato negli ultimi due giorni) descrive, il più accuratamente possibile, la situazione odierna, ma non può prevedere quella futura. Il dato di oggi è infatti solo la base di partenza per la fase decisiva della campagna elettorale — quella in cui buona parte degli indecisi giunge finalmente ad una scelta — che si svolgerà  in questi ultimi quindici giorni.


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