Ingroia, Berlinguer e la caccia ai simboli del Pd
Il candidato premier di Rivoluzione civile ieri li ha incontrati assieme al collega Antonio Di Luca, capolista in Campania, e al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, durante una manifestazione politica organizzata nella «Distilleria» della Feltrinelli a Pomigliano d’Arco.
Ma la questione, oggi, è un’altra. «Bella ciao» è, in ordine di tempo, l’ultimo dei simboli della sinistra che Ingroia, in questi giorni, sta facendo suoi, quasi come a volersi appropriare di un linguaggio e di una simbologia che mancano al suo movimento e che sicuramente riscaldano i cuori dei militanti. È dei giorni scorsi la polemica che Ingroia ha intavolato con la pm Ilda Boccassini. Lei gli ha detto che Falcone non lo stimava, lui ha replicato che non avrebbe detto cosa Borsellino pensava di lei… L’altro ieri, poi, è toccato anche a Enrico Berlinguer essere tirato in ballo. Citandolo, Ingroia ha commentato: «Per me è un punto di riferimento. Ma è un grande politico dimenticato. Mi emoziona citarne il suo nome a dispetto di tanti suoi eredi che ne hanno dimenticato l’eredità ». Una tirata d’orecchie agli eredi attuali, il Pd. Ma a Ingroia ieri ha replicato tra l’ironico e l’indignato l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti: «Ingroia? È un pazzo. Ma lui sa o no tutto quello che abbiamo fatto a giugno? Mostre, iniziative, dibattiti. Un fiorire di incontri e appuntamenti… A piazza Farnese, poi, si è tenuta la commemorazione. Abbiamo anche celebrato l’anniversario della sua nascita, ma mi sembra che Ingroia non ci fosse… Non ci ha mandato neanche un biglietto di adesione… Ah, alla mostra sul Pci, la sezione dedicata a Berlinguer è stata tra quelle più visitate. Poi in Sardegna c’è stata la mostra a Sassari, con tre settimane di dibattiti. E no, non abbiamo sentito l’assenza di Ingroia, almeno io… Anzi, uno come lui mi avrebbe disturbato. Non è una persona normale». Ma quello che più infastidisce Sposetti è il fatto che Ingroia, a suo dire, «si appropria di tutti i simboli di gente che non può rispondere. Domani vedrete, parlerà di Garibaldi. Piuttosto, avrebbe fatto meglio a portare a termine l’inchiesta che gli era stata assegnata invece di andarsene in Nicaragua».
E Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, rincara la dose: «Sto girando il Paese, incontrando lavoratori e piccoli imprenditori in difficoltà . Mi pare che più di un repertorio simbolico, le persone in difficoltà hanno bisogno di risposte credibili. Attaccare il Pd è uno sport esercitato dalle piccole formazioni che si autocollocano alla sinistra di qualcuno, cercando di lucrare a margine. L’ha fatto Di Pietro in questo anno e mezzo di governo Monti, lo fa Ingroia ora. Ma la gente non ci casca più in questi giochini».
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