La pista interna e l’ombra della crisi siriana

by Sergio Segio | 2 Febbraio 2013 8:17

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Le autorità  hanno subito accusato i terroristi del DHKP-C. Il gruppo marxista, nato nel 1994, ha una tradizione di operazioni contro bersagli turchi e occidentali, ricorrendo anche agli attentatori suicidi. E in alcuni casi ha anche affidato le missioni a guerriglieri malati allo stadio terminale. Composto da diverse centinaia di militanti, ha appoggi significativi in Europa, dove risiedono molti dirigenti. Il Belgio, l’Olanda, la Francia e la Grecia sono i Paesi dove la diaspora del DHPK-C raccoglie fondi con le offerte e impone la tassa rivoluzionaria. Denaro per alimentare la lotta in patria.
Uno scontro che ha avuto un picco nelle ultime settimane in seguito alla gigantesca retata che ha portato in prigione avvocati e sostenitori del movimento. Un’indagine che avrebbe scoperto piani per possibili azioni terroristiche. Dunque c’erano motivazioni contingenti.
Ma la pista interna può avere risvolti esterni. In tanti non hanno gradito l’arrivo in Turchia dei missili Patriot in chiave anti-siriana. Il recente raid israeliano per distruggere missili sofisticati ha aumentato la tensione. E le fazioni estremiste turche hanno spesso collaborato con gli 007 di Damasco e Teheran. Nulla di strano se l’attentatore abbia portato, insieme alla bomba, un doppio messaggio. Alla Turchia, nemico storico, e agli Usa, per rammentare quello che potrebbe succedere nella regione. E non solo per mano dei qaedisti.

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