La rabbia di Nichi: così rischiamo di perdere

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ROMA — «Così ci fa perdere le elezioni. Se il giochino è quello di annacquarci glielo faremo saltare». Il soggetto è ovviamente Pier Luigi Bersani e il «ci» si riferisce a Sel ma anche al centrosinistra. Nichi Vendola non ha preso affatto bene l’uscita berlinese del segretario del Pd. La ragione ufficiale è l’incompatibilità  dichiarata e reiterata con il programma di Mario Monti e dei centristi. Ma il timore vero è che l’entrata del centrosinistra nel raggio d’azione del professore «idrovora», come lo chiama, finisca per togliere credibilità  al suo partito, minando il puntello di sinistra della coalizione. Con il risultato di avvantaggiare Antonio Ingroia e la sua Rivoluzione Civile e di togliere appeal alla proposta di Sel, già  tacciata di contiguità  con i centristi: «Sarebbe un suicidio per il centrosinistra, non solo per noi».
Dunque la partita vera si gioca ora, in campagna elettorale, e non riguarda tanto le alleanze del post. Perché è evidente che nel caso di una «vittoria mutilata» della coalizione, l’unico modo per non tornare alle urne sarebbe una forma di intesa con le truppe centriste. La speranza di Vendola è quella di sventare il pericolo, cercando di convincere gli elettori di sinistra che l’unico modo per non cedere a compromessi con il centro è quello di ottenere un successo pieno.
La sortita di Bersani, in realtà , non è nuova e negli ambienti vendoliani si tende a non sopravvalutarla, al di là  delle dichiarazioni ufficiali. Del resto quelle parole il segretario le ha ripetuto spesso e rientrano nel gioco delle parti. Si fa notare anche che gli inviati a Berlino delle agenzie, non seguendo regolarmente Bersani, avrebbero enfatizzato le sue parole, considerandole come una novità .
Quello che è certo è che Vendola è costretto ad alzare il tiro contro Monti per poter uscire dall’angolo. Lo ha capito già  da qualche giorno. E così sono partiti gli attacchi al Professore che aspira ad essere «la badante di Bersani», alla sua «Agendina», alla «sciatteria dei tecnici». Monti diventa così il Nemico, «un Grillo con il loden»: tentativo da un lato di rassicurare gli elettori di sinistra, dall’altro di esorcizzare la possibilità  di un’alleanza postelettorale, rendendo irreversibile la spirale delle incompatibilità .
Tutto dipenderà  dalle percentuali, ma intanto Vendola spara contro i centristi, provando a indebolirli. Ieri ha preso di mira tre simboli del centro: Paola Binetti, icona antigay; Pier Ferdinando Casini, sempre pronto ad accusarlo di «marxismo-leninismo»; e Pietro Ichino, simbolo di un riformismo sul lavoro visto come il fumo negli occhi.
A sinistra, Ingroia lo incita: «Convinciamo insieme Bersani ad abbandonare il tecnocrate». Vendola — che dietro la sua affabulazione retorica è persona pragmatica — non è affatto convinto che possa nascere un governo puro di sinistra. Ma non ha intenzione di sparare contro Ingroia per recuperare voti. E così lancia messaggi di pace: «La sinistra ha la pessima abitudine di insultarsi quando si divide. Io invece faccio gli auguri a Ingroia e a tutti i suoi alleati».


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