«Allo stadio i soldi delle bonifiche», Cellino in carcere

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CAGLIARI — Massimo Cellino, una vita spavalda, fra affari e calcio. Quando ieri di primo mattino sono andati nella sua villa ad arrestarlo — con il sindaco e un assessore di Quartu Sant’Elena per la storia dello stadio di Is Arenas, «privato» ma pagato, sostengono i magistrati, con soldi pubblici — il presidente del Cagliari ha avuto appena un fremito: «Fai accomodare i signori — ha detto rivolgendosi al cameriere filippino, accanto alle guardie forestali — mentre io preparo il caffè».
Tentato peculato e falso ideologico. Il sindaco di Quartu Mauro Contini (pdl), cardiopatico, si è accasciato, lo hanno portato in barella all’ospedale. L’assessore ai lavori pubblici Stefano Lilliu e Cellino sono nel carcere di Buoncammino (tra gli indagati ci sono anche il vicesindaco e altri tre assessori). «Bentornato presidente» ha cercato di sdrammatizzare un agente di custodia-tifoso. (In quel carcere c’è già  stato due volte: nel 1994, truffa alla Comunità  Europea; nel 1997 sparò a un tunisino, forse un ladro, entrato nella sua villa). E lui: «Datemi una chitarra che faccio qui X Factor».
Per il gip Giampaolo Casula c’è poco da scherzare: «Spiccate capacità  delinquenziali» scrive nell’ordinanza di custodia cautelare. E rincara: «Totale mancanza di senso della legalità  e di rispetto delle istituzioni». Arrestato perché c’è pericolo che reiteri i reati. Ovvero che seguiti a fare pressioni per il via libera all’uso dello stadio. Forse anche utilizzando gli ultras: «Ha minacciato — lo accusa un dirigente del comune di Quartu — di scatenarmeli contro».
Is Arenas, telenovela che va in scena da anni. Il vecchio Sant’Elia, stadio del Cagliari post scudetto, andava in pezzi; il comune, proprietario, non voleva rimetterlo in sesto. Cellino minacciava: «Vado via». Acquistò un terreno ad Elmas; un progetto faraonico, subito contestato, nonostante l’appoggio dal sindaco del piccolo centro. (Sono indagati entrambi). Ma è arrivato l’alt dell’Enac: troppo vicino alle piste di volo. C’era Is Arenas, fatiscente ma ristrutturabile. Ma è accanto a uno stagno dove svernano i fenicotteri rosa, ci sono persino cospicui fondi di un Pia (piano integrato d’area) per recuperare quelle zone umide di alto interesse ambientale. Denari spendibili subito e infatti usati, secondo l’accusa, anche per costruire un pezzo di tribuna.
Il problema è fare in fretta. Il nuovo stadio deve essere pronto per l’inizio del campionato 2012-2013. In autunno Is Arenas è pronto, anzi quasi. Manca l’agibilità  ed è un balletto fra prefettura, questura, organismi sportivi. Fino al contestatissimo Cagliari-Roma del 23 settembre scorso: la prefettura non dà  le autorizzazioni. Giocare a porte chiuse? Cellino s’inviperisce e invita i tifosi ad andare comunque allo stadio. Risultato: partita persa al Cagliari, 0-3 a tavolino.
Ma la procura della repubblica di Cagliari ha già  sul tavolo documenti scottanti. A novembre i primi arresti, Andrea Masala e Pier Paolo Gessa, dirigenti del comune di Quartu, e Antonio Grussu, titolare dell’impresa che ha ristrutturato Is Arenas. Gessa è crollato e ha accusato Cellino: «Voleva che firmassi subito, minacciava che me l’avrebbe fatta pagare». Telefonate anche di notte. Conferme dalle intercettazioni: «Se non finisci i lavori il culo che vado a cercare non è uno qualsiasi, ma il tuo».
Quando lo stadio sembra pronto e i permessi in arrivo Massimo Cellino, intercettato, confida al presidente della Lazio Claudio Lotito: «Ho fatto tutto d’estate, così al rientro prefetto e questore si trovano tutto concluso. Vuoi costruire uno stadio? Ti faccio dare un’autorizzazione di struttura amovibile, temporanea, triennale. E poi lo sai che il temporaneo in Italia è sempre definitivo, no?».
Massimo Cellino, 57 anni, fama meritata di caccia allenatori: Trapattoni, Tabarez, Ballardini, Arrigoni, Giampaolo… Ne ha silurato anche tre a stagione. Affari (cereali, pastifici, molini), fra la Sardegna e la Florida. Sfiorato dalla politica: nel 2004 candidato per Forza Italia come anti Renato Soru, suo compaesano. Venti anni presidente del Cagliari, vice presidente della Lega Calcio, una condanna per falso in bilancio, passione per il golf e un complesso rock anni 70 col quale ancora suona e canta, per beneficienza. Arrestato, poche ore dopo aveva un volo prenotato e una vacanza in montagna.


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