L’Hollande d’Afrique

by Sergio Segio | 3 Febbraio 2013 8:32

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Parigi. Visita lampo del presidente francese nella Timbuctu liberata dagli islamisti: «Abbiamo agito nella legalità , con un mandato Onu. La guerra? È quasi finita» La visita-lampo di Franà§ois Hollande in Mali, ieri, è stata decisa lunedì scorso dopo la presa di Timbuctu. Una tappa nella «perla del deserto», dove c’erano centinaia di persone a rendere omaggio al presidente francese per la liberazione dagli islamisti, con una visita alla moschea del XIV secolo Djingareyber, uno scalo «tecnico» a Sévaré (soprattutto per le immagini sui media internazionali), un discorso incrociato con il presidente ad interim Traoré che ha ringraziato la Francia per aver risposto in fretta all’appello del Mali, poi la conclusione a Bamako, di fronte alla folta comunità  francese che abita la capitale (ci sono 6mila francesi in Mali).
Nei panni di chef de guerre , dopo aver ricevuto vari regali (tra cui un cammello), Hollande ha di nuovo messo le mani avanti, per sfatare le critiche sulla legalità  dell’intervento francese in Mali: siamo al servizio di una causa definita nel quadro delle Nazioni unite, con il sostegno e la partecipazione della Misma», la forza internazionale africana che la Francia spera «finisca il lavoro». Hollande ha messo in guardia: «La battaglia non è finita». Ha assicurato che «saremo al fianco» delle autorità  del Mali per «finire le operazioni» nel nord, dove i soldati sono già  presenti a Kidal, ai piedi del massiccio degli Ifoghas, dove sono asserragliati gli islamisti e le loro armi pesanti (e dove sono presumibilmente tenuti prigionieri i sette ostaggi francesi sequestrati nel Sahel).
Una progressione che anche Leon Panetta, al Dipartimento della difesa Usa, ha definito «spettacolare», «molto più veloce di quanto avessimo previsto» (e che ha fatto scrivere ironicamente al settimanale satirico Charlie Hebdo che, se continua così, Parigi potrebbe riconquistare l’Algeria). «La Francia non ha vocazione a restare» ha sottolineato Hollande. Il presidente ha anche accennato alle informazioni sulle vendette in corso nella zone riconquistate da parte dell’esercito del Mali: «fate attenzione alle vostre vite ha detto – a quelle dei vostri fratelli maliani e a proteggere la popolazione civile». La visita-lampo segna la fine dell’intervento? In Francia, si parla di ancora 15 giorni di guerra. Ma nulla è sicuro. Già  Parigi ha dovuto modificare i piani iniziali, con la presenza dei soldati sul terreno, mentre all’inizio aveva parlato solo di intervento aereo. L’obiettivo è la ricostruzione dello stato del Mali e di «stabilizzare il Sahel», come ha affermato ieri la rappresentante della politica estera europea, Catherine Ashton.
 I prossimi giorni rischiano di essere molto a rischio, gli islamisti sono sul loro terreno, bene armati, con munizioni, petrolio e viveri nelle grotte degli Ifoghas. Tutto dipenderà  da un accordo politico con i tuareg che «non hanno sangue sulle mani» e che conoscono il terreno. Per evitare che la visita di Hollande a Timbuctu non assomigli a quella di George Bush il 1Ëš maggio 2003 sul ponte della portaerei Abraham Lincoln, dove aveva annunciato la «fine delle operazioni principali» in Iraq sei settimane dopo l’intervento Usa, o quella di Nicolas Sarkozy e David Cameron a Bengasi il 15 settembre 2011, pochi mesi dopo l’intervento contro Gheddafi. Anni dopo, né l’Iraq né la Libia sono tornati a una situazione di normalità .

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