L’Unione europea: stop alla colonizzazione di Gerusalemme
Stavolta il target è Gerusalemme, città internazionale secondo le Nazioni unite, ma unilateralmente annessa allo Stato di Israele nel 1967. In un rapporto pubblicato ieri, “Jerusalem Report 2012”, Bruxelles definisce la colonizzazione della Città Santa «una deliberata e sistematica strategia» per impedire la creazione di uno Stato palestinese indipendente e per porre fine al progetto di una soluzione a due Stati.
«La più grande minaccia alla soluzione a due Stati», si legge nel rapporto, che indica una serie di raccomandazioni che gli Stati membri della Ue dovrebbero assumere per fare pressioni politiche sulle autorità di Tel Aviv: tra queste, lo stop a investimenti e transazioni finanziarie che in qualche modo – diretto o indiretto – sostengano la colonizzazione israeliana di Gerusalemme attraverso infrastrutture, servizi e sostegno economico, e lo stop all’importazione dei prodotti delle colonie a prezzi di favore.
L’Ue parla di sanzioni economiche. Un passo che segue a una serie di dure critiche che a partire da novembre – quando la Palestina è stata riconosciuta Stato non membro delle Nazioni unite – hanno parzialmente incrinato i rapporti tra Tel Aviv e Bruxelles. A preoccupare l’Europa è in modo particolare il progetto di costruzione di oltre 5mila appartamenti nelle colonie israeliane a Gerusalemme Est, piano che separerebbe definitivamente la Cisgiordania dalla Città Santa, considerata dai palestinesi la capitale del lorofuturo Stato. «Se l’attuale piano a Sud di Gerusalemmesarà portato avanti – si legge nel rapporto – si creerà entro il 2013 una zona cuscinetto che separerà Gerusalemme Est da Betlemme, rendendo impossibile la realizzazione della soluzione a due Stati». Tra i progetti nel mirino dell’Ue, anche il piano di costruzione di nuove colonie in area E1, corridoio che collegherebbe Gerusalemme alla colonia di Ma’ale Adumim, spezzando in due la Cisgiordania. Di recente Israele ha avviato anche la costruzione di una superstrada che collegherà le colonie meridionali con il centro della Città Santa, tagliando in due il quartiere palestinese di Beit Safafa.
Resta da vedere se i 27 membri Ue attueranno le raccomandazioni. L’Europa, in ogni caso, resta il principale mercato economico e finanziario per Israele.
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