Ma nella base dell’ex pm la tentazione doppio voto “Guai se vince Silvio”

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PALERMO — Votare Ingroia alla Camera e Bersani al Senato per evitare di far vincere Berlusconi in due regioni chiave, Lombardia e Sicilia. La base del movimento Rivoluzione civile comincia a scricchiolare sotto il peso degli ultimi sondaggi che danno un testa a testa tra azzurri e democratici per raggiungere il premio di maggioranza a Palazzo Madama. Sindacalisti della Fiom, leader storici della sinistra e sostenitori convinti del magistrato antimafia, da Milano a Palermo annunciano il loro «voto utile» per sconfiggere una volta per tutte la destra berlusconiana.
Proprio in Sicilia, la terra di Ingroia e delle sue battaglie giudiziarie contro la mafia, in molti aprono al voto disgiunto. Anche in casa Fiom, nonostante tra i candidati ci sia la segretaria regionale uscente Giovanna Marano, in lista alla Camera con Rivoluzione civile. Roberto Mastrosimone, segretario provinciale della Fiom e tra i protagonisti delle battaglie degli operai Fiat a Termini Imerese, non ha dubbi: «Alla Camera voterò in maniera convinta la lista di Ingroia, credo nella sua battaglia e in questo progetto — dice — ma da sempre mi batto per sconfiggere la destra. E non possiamo dare alcuna chance di vittoria a Berlusconi, soprattutto in Sicilia dove il Pdl ha mal governato per anni. Per questo al Senato voterò Bersani e la sua colazione. Non voterò Pd, sia chiaro, ma l’unico centrosinistra che può evitare che Berlusconi torni al potere». Il dubbio in queste ore si insinua in diversi esponenti della base palermitana di Rivoluzione civile: «Voterò certamente Ingroia alla Camera, ma ci poniamo il problema del Senato, soprattutto qui in Sicilia dove il distacco tra Berlusconi e Bersani è molto risicato e pochi voti possono far vincere il pessimo centrodestra, io scioglierò questo dubbio solo alla vigilia del voto, non voglio che tornino a governare i berlusconiani », dice Giampiero Di Fiore, vecchio militante dell’estrema sinistra palermitana.
A Milano ha fatto coming out il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo: non nasconde che voterà  Ingroia alla Camera e centrosinistra al Senato. «Non è desistenza, è buon senso – dice -. I sondaggi non accreditano Rc di un risultato vicino all’8 per cento al Senato. Siamo molto più giù. E i voti espressi
per una forza che resta sotto la soglia di sbarramento non vengono ridistribuiti su base nazionale: si perdono e basta. Questo, purtroppo, non tutti ancora lo sanno». Secondo Rizzo «il voto disgiunto non solo è utile ma è pure credibile: perché si consente al Pd di non essere condizionato da Monti e si evita di favorire la destra». Sulla stessa lunghezza d’onda Emilio Molinari, altro volto storico della sinistra milanese, ex eurodeputato di Democrazia Proletaria e attivista delle battaglie per l’acqua pubblica: «Alla Camera voto Ingroia perché serve un cuneo per far saltare il dialogo fra il Pd e Monti. Al Senato per il centrosinistra perché l’imperativo è non far prevalere il tentativo di Berlusconi di rendere ingovernabile il Paese».
Dalle pagine di Micromega anche dom Giovanni Franzoni, il teologo e pacifista che nel 1976 fu dimesso dallo Stato clericale per aver dichiarato l’appoggio al Pci, dice che si orienterà  per il voto disgiunto: «Potrei determinarmi per dare un’indicazione alla Camera per la lista degli “arancioni” di Ingroia, anche per miei precedenti rapporti di prossimità  sia con i Comunisti italiani sia con i Verdi, mentre la preoccupazione per il Senato, affinché non si riproduca una situazione di fragilità  in cui si possa avere una maggioranza tranquilla alla Camera ma si è continuamente a rischio per una manciata di voti al Senato, potrebbe indurmi a votare per la coalizione Pd-Sel».


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